Piemonte: Ai piedi dei Monti: Una spazio chiuso come un’ arena naturale
Basta una piccola riflessione sulla parola per intuire, anche senza la minima nozione che Piemonte significa “ai pie dei monti”. Ovviamente altre regioni italiane sono circondate almeno in parte da catene montuose ma forse nessuna evoca come in questa regione l’idea di chiuso, di circondamento
Se nell’alto Piemonte la chiusura è quella delle Alpi nel basso Piemonte del Monferrato e delle Langhe il limite allo sguardo è imposto dalle innumerevoli colline, una specie di arena primordiale, come una predestinazione, una specie di prigione naturale che ha come unica via di fuga il varco Alessandrino verso la grande pianura padana quasi come il naturale sfogo di un torrente in piena.
Ogni Piemontese nasce in questa cinta, si abitua ad essa già da bambino e si amalgama con essa lungo il cammino di vita che lo porta a diventare un adulto, senza neanche accorgersi che questo baluardo diventa parte di sè, del proprio carattere, della propria intrinseca natura.
C’è quindi del vero nell’opinione degli abitanti delle altre regioni italiani che considerano generalmente il Piemontese come un tipo dal carattere “chiuso” e troppo riservato.
Effettivamente non siamo tanto propensi alle effusioni, è vero che abbiamo molta più similarità con le genti nordiche che con quelle meridionali, per cui risultiamo essere piuttosto “freddini” nei rapporti umani soprattutto quando sono “nuovi”, è la nostra innata diffidenza verso le novità, i cambiamenti, l’avventura e verso tutto quello che giunge a sconvolgere la nostra tranquilla, goduta abitudinarietà..
Così come non possiamo sicuramente negare l’attaccamento viscerale per i nostri usi e costumi e le nostre tradizioni e il nostro quasi immediato sentirsi fuori posto quando siamo costretti ad uscire dal nostro guscio naturale che ci protegge pena un certo quotidiano assopimento dell’immaginazione e della fantasia.
D’accordo, ma è altrettanto vero che la stessa condizione geografica e territoriale ci ha dato anche tanti lati positivi, sopravvivere e progredire su questa terra desolata, dura e selvaggia nata dal ritiro di immensi ghiacciai non è certo stato facile e se da un lato ci ha un pò induriti dall’altro ci ha temprato nel profondo.
Ci ha donato pazienza e tenacia, prudenza ma anche coraggio, una certa immobilità ma anche intraprendenza e capacità creativa testimoniata da tutta la storia politica, sociale ed economica del paese, un’inconsueto senso di appartenenza ed orgoglio locale ma anche naturale predisposizione all’accoglienza dell’ “altro”, un certo attaccamento al danaro e al possesso ma anche grande onestà e senso di solidarietà.
Piemontesità: Baricco su Fenoglio
………………Ho trovato la magistrale ed invidiata sintesi di questa nostra “piemontesità” oltre a quella che ritengo una delle più indovinate considerazioni su Beppe Fenoglio in quello che personalmente considero un bellissimo articolo di Alessandro Baricco pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” del 4 Novembre 2012 che avevo già citato parlando della “poesia”di Fenoglio e ricapitatomi in mano per caso in questi giorni
Lo trascrivo tale e quale:“……….Oggi è più facile riconoscere quel che di eterno Fenoglio raccontava: la frizione fatale tra l’infinito dell’immaginazione, della voglia, della speranza, della giovinezza, della fame, e la sterilità del mondo reale. Mi è molto chiaro che lui poteva farlo con quell’esattezza e quella poesia perchè era piemontese. Vi farà sorridere, perchè la piemontesità è un mito non pervenuto, ma noi che siamo nati lì sappiamo come quella terra e alla sua gente è stata data in dote una conoscenza inusuale di cosa sia il dolore: giacchè da nessuna altra parte, in Italia, si eredita di padre in figlio la stessa miscela di timidezza e ribellione, di coraggio e modestia. Il mix è micidiale: siamo goffi al cospetto della felicità, e dignitosi nelle avversità: così manchiamo lo spettacolo della vita, spesso, ma ne rispettiamo la dignità come pochi altri. Ciò fa di noi gente sfumata, spesso, destinata ai titoli di coda. Se da tutto questo traiamo un privilegio, questo è probabilmente un certo sguardo d’acciaio e dolcissimo sul dolore, una specie di confidenza. Fenoglio è quello sguardo, lo è in ogni singola riga, lo è con una precisione e una maestria che non riconosco a nessun altro…..”