Cognome Carretta: Presenze in Italia.
Ci sono circa 1007 Carretta in Italia. (sito Cognomix. it)
320 Veneto , 13 Liguria , 138 Lombardia , 9 Trentino A.A. , 119 Basilicata ,7 Marche , 110 Emilia- Romagna , 6 Abruzzo , 102 Puglia, 5 Calabria , 80 Piemonte , 3 Sardegna 29 Campania , 3 Umbria , 21 Friuli V.G. , 3 Sicilia , 21 Lazio, 2 Valle d’ Aosta, 14 Toscana , 2 Molise
Origine etimologica e genealogica
Due sono le ipotesi sull’origine di questo cognome con possibili sovrapposizioni ed intrecci. Una è quella della derivazione da ipocoristici del cognomen latino Carus, cognome benaugurale (caro, gradito, amato) di cui si ha documentazione ed esempio con il noto poeta latino Titus Lucretium Carus (99- 55 a. C) e da cui deriva il personale medievale Carittus, documentato a Modena nel 1176.
L’altra è quella di una derivazione dal latino “carrum- carrus“(carro) probabilmente sulla stessa radice sscr “kar- car“che è alla base di “correre”col significato di incedere, avanzare ed anche vivere (“car- ami“) collegata alla simile “kal” che sottende di nuovo verbi che indicano movimento come “kal- ami“(mi muovo) (Fonte: etimo. it).
Più che direttamente da carro, questi casi sono cognominizzazioni di soprannomi legati al mestiere di “carraro” cioè di costruttori di carri o trasportatori su carri.
Bisogna infatti considerare che in epoca medievale il carro era praticamente l’unico mezzo di trasporto di attrezzi o prodotti agricoli e quindi l’attività legata ad esso era sviluppatissima . Inoltre bisogna considerare che, accanto al carro vero e proprio, esistevano versioni derivate specifiche quali la “carruca“, veicolo di lusso usato per il trasporto delle matrone romane, il “currus” utilizzato nelle gare e combattimenti circentensi, il “ferculum“, carretta da cerimonia, utilizzata nelle parate militari.
Un carro particolare era Il “ferculum pomparum“carretto adibito al trasporto delle statue degli Dei , utilizzato anche per il trasporto delle spoglie nemiche e nelle processioni religiose.
Questa presenza massiccia del carro, oltre che nell’attività manuale, anche in tutte le manifestazioni collettive di rilievo, in primis religiose e militari, conferirono al mezzo di trasporto e a certe attività correlate un alone di sacralità ed importanza che contribuì non poco nello sviluppo di questi soprannomi e cognominizzazioni
Etimologia Stupidaria
Come al solito questi cognomi sono legati , come abbiamo già visto in tanti altri casi ,ad un periodo storico ben preciso , il Medioevo , epoca come tutti sanno di oscurantismo, superstizione ed ignoranza che aveva, come in tutti gli altri aspetti della vita confinato il divertimento, a spazi molto ristretti ed angusti che si alimentava per forza di cose sulla inventiva popolare volgare basata sulla maldicenza, il pettegolezzo e soprattutto su storielle ed aneddoti piccanti.
Ovvio che ogni piccolo nuovo fatto fosse un occasione da non lasciarsi sfuggire e da condire , amplificare , ingigantire trasformando i diretti interessati in protagonisti involontari del teatrino e agognate vittime del dileggio . Anche questo cognome quindi ha alla base una di queste storie che di per sè non avrebbe nulla di particolarmente rilevante ma che, in quel contesto, come si è detto , acquistava subito una sua picantesca importanza.
Pare che un commerciante di Pisa, appartenente alla media borghesia, grazie al suo cospicuo patrimonio, fosse riuscito a sposare una donna dalla rara e prorompente bellezza. Peccato che alla sua leggiadria non corrispondesse altrettanta virtù ed etica coniugale per cui era risaputo nel circondario della sua lunga collezione di amanti che ligi al calendario delle precedenze, a turno, andavano ad omaggiarla come si conviene ad una dama cosi soave.
Di storie simili ce n’erano nella Pisa di quel tempo molteplici per cui la cosa non aveva , di per sè, nulla di straordinario se non fosse stato per l’ingenuità legata ad una certa pacchiana presunzione del marito che, abituato a vantarsi di tutto quello che lo riguardava , non perdeva occasione per affermare con tutti “Mia moglie è una donna così cara e retta” Ovvio che dillo una volta , dillo due, dillo cento, il poveretto se l’era proprio cercata . Il commento alle sue fiduciose esternazioni , in breve tempo divenne, sulla bocca di tutti , uno solo “Sì, cara e retta, già , proprio una “carretta“. Da qui il passaggio successivo era scontato e l’arrivare al “guarda chi arriva! il “Sig Carretta” il, diciamo , “giusto finale”.