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Langhe-Monferrato: Sport di nicchia:El balon a pugn(palla a pugno)

27 Aprile 2010 by Gianfranco

Palla a pugno in piazza del Pallone a Bubbiobattpallelast

Langhe-Monferrato: Uno sport di nicchia

Lo sport della Palla a pugno o pallone elastico

Breve ambientazione storica

Lo sport della palla a pugno è uno sport di nicchia innanzitutto nel senso che viene praticato in pochissime regioni Italiane (Piemonte, Liguria, Toscana) e in qualche zona della Francia (Piccardia)

In Italia lo sport è una derivazione e modifica dell’antico “bracciale toscano” che, ad inizio del XIX secolo, ebbe il suo maggior punto di popolarità. Si praticava ai tempi  in Toscana, nelle Marche,in Emilia Romagna e Lazio

Il bracciale era praticamente ricavato da un unico pezzo di legno opportunamente scavato per essere indossato come un guanto sulla mano ed il polso che andava a proteggere. Esternamente presentava un centinaio (generalmente 105) di punte di corniolo(legno compatto e durissimo) a forma di tronco di piramide disposte su sette cerchi

La palla era realizzato cucendo insieme otto spicchi di pelle bovina, trattata e conciata opportunamente. Internamente veniva inserita una vescica di maiale che veniva gonfiata con un apposito cannello di corno (o di avorio). In tal modo la superficie esterna della sfera diventava molto tesa e nello stesso tempo per la pressione dell’aria all’interno molto elastica, perfettamente adatta a rispondere alla violenza e alla forza impressa dal colpo del bracciale

Uno sport nato a livello amatoriale nelle piazze dei paesi diventò un vero e proprio sport professionistico che porto alla realizzazione di numero sferisteri dove si riversavano migliaia di spettatori

Sport del bracciale

Gli atleti oltre che lauti guadagni si assicurarono una fama non inferiore, considerando i tempi, agli attuali giocatori professionisti di calcio. Venivano etichettati con soprannomi che ne ricordavano le caratteristiche  fisiche e di abilità nel gioco, di molti venivano addirittura realizzate e vendute effigi e statuette

Uno degli aspetti più caratteristici e  coreografici dello sport era l’esagerata tifoseria dei sostenitori che portava spesso alla conclusione o interruzione delle partite trasformate in  tremende risse senza esclusioni di colpi sia da parte degli spettatori che degli atleti medesimi

In Piemonte e Liguria il gioco importato dalla toscana subì alcune varianti tra cui la più notevole l’uso del “bracciale piccolo” che pesava la metà dei 2 Kg di quello Toscano

L’attuale gioco della palla pugno è una variante che si è radicata nel basso Piemonte e nella Liguria di ponente. Ha comportato l’eliminazione del bracciale. La palla viene colpita con la mano chiusa a pugno, protetta da apposite bende, un pezzo di cuoio appositamente sagomato e negli ultimi anni una striscia di gomma che serve ad evitare traumi a tutto l’avambraccio dell’atleta

Considerazioni di un appasionato

Ovviamente non tutti praticano o hanno praticato dello sport nella loro vita, ciò non toglie che queste persone nutrano profonde passione per questo o quell’altro sport e che siano anche dei validi intenditori come ad esempio gli allenatori di calcio  bravi anche senza essere mai scesi in campo come giocatori.

Eppure anche se corro il rischio di fare arrabbiare qualcuno, come già è successo, io sostengo che, per amare veramente nella sua interezza uno sport, bisogna averlo praticato, non importa se da professionisti o dilettanti, così come non importa il livello di bravura raggiunto, la passione praticata ti entra nel sangue e ti lascia un marchio unico  che non puoi procurarti in nessun altro modo, che non puoi comprare, che non puoi farti tatuare.

Uno degli sport che rispecchiano maggiormente questo legame è sicuramente quello della palla a pugno detta anche pallone elastico

Probabilmente molti di quelli che  leggeranno queste righe non hanno mai assistito ad una partita o addirittura non sanno nemmeno dell’esistenza di questo bellissimo sport,  definito da qualcuno il più piccolo del mondo per il fatto che i suoi confini sono appunto chiusi in un’area geografica molto ristretta, il Piemonte centro meridionale e il Ponente ligure, poi, ma già con regole diverse, in qualche piccola zona del bresciano e della Toscana e all’estero in qualche paese della Francia e del Belgio, dove però le differenze sono davvero marcate.

Stavo parlando della mia convinzione sulla difficoltà d’innamorarsi di questo sport senza averlo vissuto dal vivo, senza essersi mai fasciati con l’apposita “friza” (una sorta di stretta e sottile fascia di stoffa) il pugno per colpire la palla senza farsi male, senza mai aver provato l’emozione del fischio d’inizio di una partita o quella  dell’ultimo 15 che aggiudica la vittoria.

C’è da dire che ci sono persone così attente ed intuitive da comprendere istintivamente questo sport pur non avendolo praticato ma sono davvero una minoranza inconsistente, la stragrande maggioranza ha solamente la pretesa e la presunzione di “intendersene” e si smentisce spesso al primo commento o falsa interpretazione di un episodio di gioco

E’ infatti, a volte, penoso, mentre si assiste ad una partita, sentire certe dichiarazioni insensate che ti fanno immediatamente e con ragione  pensare “Te toi moi gigò al balon a pugn” (Tu non hai mai giocato al pallone a pugno) e nello stesso tempo ti danno quel piccolo dolore che ti penetra dentro, ineluttabile e implacabile tutte le volte  che in qualsiasi aspetto della vita ti scontri con l’ignoranza presuntuosa e pretestuosa

Quante volte ho sentito mia madre sciorinare questa affermazione”A lè sent vote mei fe con ion gram che con in ignurant” (è cento volte meglio aver a che fare con un cattivo piuttosto che con un ignorante) Perla di saggezza, il cattivo si può tentare di far ragionare, con l’ignorante,  per di più convinto di  non esserlo, è tutto miseramente inutile.

E allora ti ritrovi là ai bordi del campo, hai appena avuto la fortuna di assistere ad un colpo magistrale, nato da un momentanea  interazione di rara bravura, di coraggio, temerarietà  e di una buona dose di fortuna quando senti l’imbecille di turno dire”lulè ai era bon a fele anche me“(quello ero capace a farlo anch’io).

Oppure hai visto il terzino commettere un fallo nel tentativo di bloccare un pallone difficilissimo, colpito dall’avversario con estrema precisione e violenza, oltretutto da una brutta posizione che comporta un tuffo laterale da portiere, insomma un  pallone “impossibile” come si dice in gergo

Palla a pugno

A quel punto, senti l’anziano e attento spettatore che non si è  dimenticato, mai dimenticato delle partite disputate in gioventù affermare”Me cu fova, a l’era na sciupto!” (cosa poteva fare era una fucilata) e l’idiota, a fianco, rispondergli “molla, molla, al fermova di co me” (piantala, piantala, lo fermavo anch’ io), Si, come no? con che cosa? con uno scudo?

Questo è il punto, non si può valutare con cognizione di causa neanche un azione in questo sport senza conoscerne l’estrema difficoltà, addirittura a volte non è semplice nemmeno per il praticante esperto capire il perchè di un pallone sbagliato o non trattenuto o buttato fuori dal rettangolo di gioco.

Allo stesso modo  come a volte è estremamente difficile (anche per un bravo arbitro) valutare se sia stato commesso o meno un fallo.

Scusate avete ragione, a questo punto è necessaria una breve descrizione delle regole del gioco anche se sinceramente il farlo non è una cosa che mi entusiasma e che probabilmente mi porterà alla paranoia, è incredibile come sempre diventa tortuosa e prolissa la spiegazione di un gioco tanto semplice.

Breve compendio delle regole

Le regole infatti di per sè sono elementari ma entrare nell’ottica del gioco e nelle sue svariate sfumature non è una cosa facile a spiegarsi con delle parole, comunque proviamo.

La partita si svolge fra 2 squadre composte ognuna da 4 giocatori, il battitore, la spalla e 2 terzini. Il campo da gioco generalmente in terra battuta è chiamato sferisterio, per essere regolamentare deve avere una larghezza dai 15 ai 18 metri e una lunghezza di 90. Quasi sempre, anche se non obbligatoriamente, è fiancheggiato da un lato da un muretto con sopra una griglia rigida e molto alta su cui si può far appoggiare e scorrere il pallone (griglia portavolo). Il pallone è di gomma deve essere di diametro cm 10 e di massa 190 gm, il punteggio è come quello del tennis (15- 30- 40- Gioco aggiudicato) e la partita va agli 11 giochi.

La partita inizia con la battuta, il battitore, che ha il ruolo principale, dopo una rincorsa (gener. 12 metri) fuori dal campo effettua, senza oltrepassare con i piedi un limite imposto (come nel salto in lungo) un colpo (un pugno) al volo alla palla, la battuta per essere valida deve superare la linea di mezzo del campo e la palla deve cadere entro i due limiti laterali di campo o direttamente o dopo aver appunto corso lungo la griglia di appoggio, la squadra avversaria, come nel tennis, deve colpire la palla al volo o al primo rimbalzo, qualsiasi contatto della palla con una parte del corpo che non sia la mano o l’avambraccio è fallo e assegna un 15 agli avversari. Si comprende subito quanto sia importante questo primo colpo, è un pò come il servizio nel tennis.

Dopo che invece la palla ha compiuto due balzi, oppure ha corso in terra, può essere colpita o fermata con qualsiasi parte del corpo e a differenza del tennis dove la palla non colpita è persa qui è importante fermarla  il più velocemente possibile per conquistare una “caccia” buona.  Infatti dove viene fermata la palla dopo i due rimbalzi l’arbitro segna ai bordi del campo il punto con una bandierina (questa è la prima caccia).

Dopo quattro cacce,  le due  squadre si scambiano i ruoli e le porzioni di cambio, chi prima batteva va alla ricezione e viceversa.  Il 15 si conquista  o con il fallo dell’avversario quando colpisce come si è detto la palla al volo o al primo salto con una parte del corpo diversa dall’avambraccio oppure quando uno dei giocatori sbaglia e manda la palla al volo o al primo rimbalzo fuori dai limiti laterali di gioco.

Un altro modo di conquistare il 15 molto spettacolare, che manda in visibilio il pubblico è l’intra cioe il mandare la palla oltre il limite di fondo campo, facendola passare  sopra l’avversario che così non può più colpirla (intra di volo). L’intra è valida anche quando la palla supera il limite di fondo campo correndo per terra (intra bassa).

Oltre a questi unico altro modo di realizzare il 15 è la conquista appunto della “caccia”, il giocatore di una delle quadrette “vince” il punto  quando riesce a fermare la palla al volo o al primo rimbalzo senza commettere fallo o anche dopo i due rimbalzi con qualsiasi parte del corpo  avendo però  il punto precedentemente segnato dall’arbitro (la caccia) dietro  le proprie spalle; se, al momento in cui ferma il pallone, con i piedi, è dietro la caccia il 15 va agli avversari.

Per questo quando si è in ricezione diventa importante colpendo o fermando  la palla fare cacce il più vicino possibile alla linea di mezzo, infatti, quando si invertono le posizioni in campo, e  si passa alla battuta, sarà più facile conquistarle avendole più vicino alla linea di battuta e alla propria zona di gioco, se viceversa fossero molto lontane dalla linea di mezzo cioè vicino alla linea di fondo campo avversario sarebbe molto più arduo conquistarle.

A me è capitato diverse volte di fare questa sfibrante spiegazione a qualche “novizio” che vedeva per la prima volta una partita, l’amico di Milano o il parente di Foggia e altri ma, per riprendere il filo conduttore, se a volte mi è stato possibile farne capire le regole, non mi è mai riuscito di trasmetterne il senso, di comunicarne il fascino e le emozioni, di farne intuire l’essenza.

Vedi con una certa delusione, l’amico e il parente che fanno ampi cenni di assenso, che ti assicurano che hanno capito, che ora sanno, che possono partecipare, ma poi non cogli mai in loro un fremito, un cambio di espressione, una minima smorfia del volto che confermi le loro affermazioni e dopo dieci minuti che sono li appassiti ed ebeti, proprio in una fase del gioco particolarmente importante ed emozionante, li senti dire quello che già sapevi ti avrebbero detto “Andiamo a farci un caffe?”.

D’altronde come condannare loro e me, non è come fare un innesto, non si può pretendere di trapiantare le radici del tuo mondo, della tua regione, del tuo paese su un estraneo, il pallone a pugno oltre che  sport è tutto questo.

Questo sport è il simbolo della sua gente, è tradizione, stile di vita, usi e costumi, el balon a pugn è orgoglio di appartenenza, è un terrazzamento, gramigna rancata,  lotta per conquistarsi un pezzo di terra su un crinale, trasporto di pietre, è il non arrendersi mai, ed è anche forza e coraggio, amicizia, comprensione  e solidarietà.

Infatti, ancora oggi anche se, volenti o nolenti, troppe cose sono cambiate e con esse purtroppo anche molti antichi valori alla base di questo sport, i giocatori più amati restano comunque quelli che al di là della bravura sono ì più corretti, i più solidali con i propri compagni e con gli avversari e quelli che non si risparmiano mai, che danno, in campo tutto di se stessi, senza mai arrendersi, lottando fino all’ultimo 15 della partita.

Grazie a loro e all’immedesimarsi del pubblico questo sport continua a sopravvivere contro tutti e tutto nei nostri posti, per questo concordo con le affermazioni di molti altri appassionati quando dicono che “il balon” in fondo non può e forse non deve uscire da quelli che sono i suoi confini originali e naturali.

Già  rischia un penoso  snaturamento legato ai nuovi pietosi  “miti” della società moderna, perchè condannarlo ad  una mutazione genetica e uno svilimento morale ancora peggiore.

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