Cognome La Morte
Ho parlato spesso dei problemi, anche seri, che possono nascere dal possedere uno di quei cognomi come il mio che appena pronunciati scatenano l’ilarità dei presenti e le canzonature dei conoscenti.
Ho spesso raccontato la mia storia e di come in gioventù mi facessero soffrire e soprattutto arrabbiare le prese in giro sul mio cognome e su quello di miei amici che, come me, ne possedevano uno ridicolo, prese in giro contro le quali avevo, a volte, anche reazioni esagerate.
Per questo ho ribadito spesso che il senso del club dei cognomi particolari che pur essendo ovviamente permeato di una certa atmosfera di ironica e reciproca complicità deve però non solo mai dimenticare di avere come priorità tatto, rispetto e comprensione tutte le volte che s’incontra con quei casi estremi appunto di disagio e sofferenza ma anche cercare se possibile di dare qualunque tipo di aiuto e sostegno.
Vi garantisco che a volte non è facile, io ho un paio di amici con dei cognomi davvero “bizzarri”, addirittura più del mio, che non vogliono far cambiare per una sorte di rispetto verso i propri avi e che non sanno superare il pesante disagio che gli crea.
Sono sempre stati vani i miei tentativi di far capire loro che si tratta innanzitutto di metterla sullo scherzo oppure di trasformare l’imbarazzo in un vanto ed in un arma a doppio taglio e che in fondo tutti i cognomi sono ridicoli e spesso soprattutto quelli che non hanno il minimo significato logico.
A proposito di queste considerazioni riporto un articolo divertente ed interessante tratto da Il Giornale. it del 29 novembre 2006
“Io, signora La Morte vivissima da 75 anni”
I racconti di chi, all’appello in classe, si sentiva chiamare Puzzolente, Sederino, Cretini. E va fiero dell’anomalia:”Cambiare? Mai” La signora Crescenzia vive in un paesino in provincia di Potenza. Da 75 anni convive con il suo cognome, La Morte, con dignità.” E’ un cognome come un altro – dice ridendo – ce ne sono tanti peggio del mio, così io non lo cambio. E poi mi porta fortuna. Sono arrivata alla mia età senza un acciacco. Vuol dire che chiamarsi La Morte allunga la vita”. La Morte Angelo, di Andria, è invece un ricamatore. I suoi genitori gli hanno attribuito un nome paradisiaco forse per attutire il peso di un cognome negativo. Ma lui sta benone. E spiega:”Sì qualcuno ogni tanto esclama, Madonna mia la morte, ma quello è il mio cognome e quello mi tengo”.
Sempre ad Andria vive la signora Agata Troia. Che sopporta stoicamente battute cretine. “Non mi creo problemi. Dico sempre: l’importante che sia solo di nome e non di fatto”. Quanto ai figli, la signora Agata va sul sicuro.”Loro non hanno problemi, perché il cognome di mio marito è Paradiso“. Una medaglia d’oro in resistenza dovrebbe andare alla signora Antonietta Puzzolente, di Matera. Ha 58 anni e con il suo cognome, strano a dirsi, ci ha sempre convissuto a testa alta.”Quello mi è stato dato dai miei genitori e quello deve rimanere”. Non l’hanno pensata così i suoi fratelli che proprio non ce l’hanno fatta a girare per le strade del paese con appiccicato un cognome “nauseabondo”. Così hanno tradito la discendenza e hanno avviato le procedure per il cambio di cognome. Richiesta accordata e ora si chiamano D’Amico. Annadora di cognome fa Sederino. Ha una panetteria, due figli che si chiamano Miglietta come il papà e vanno sul tranquillo. Ma per Annadora è stato diverso. Una specie di calvario.”Ora ho 43 anni e ho superato il trauma, quando parliamo del mio cognome ci facciamo tutti una bella risata. Ma fino a 15- 16 anni era una sofferenza. Mi prendevano in giro i compagni e provavo tanta vergogna quando si faceva l’appello. Comunque, mi consolavo con un mio compagno. Si chiamava Cretini e aveva molti più problemi di me. Tanto che l’ha cambiato e ora si chiama Creti”.
Amabile Baccalà, invece si è tenuto nome e cognome. Già perché Amabile è una gentile signora di Dalmine. “Cambiarlo? Mai”. Anche Bastardo Vincenzo, 70 anni, napoletano, sostiene di non aver mai avuto problemi. Così come Angelo Pochintesta. “I miei tre figli sono simpatici e intelligenti – racconta la moglie Carla -. Non hanno mai avuto problemi, tutti gli amici usavano il diminutivo “Pochi” e a loro andava bene. Tanto che oggi, da adulti, non vogliono sentire parlare di cambio di cognome