Osteria di Bigat: Un nome che racconta una storia personale ed una sociale
Già solamente il nome di questo particolare locale riporta indietro nel tempo e testimonia “l’anzianità” dell’osteria.. I “Bigat” infatti era il nome, in dialetto piemontese, del baco da seta e ricorda la particolare attività agricola della bachicoltura.
Questa lavorazione, per secoli, sino ai primi decenni del 900, ha caratterizzato l’economia agricola Piemontese e non solo consentendo ai contadini, grazie ad un discreto ritorno economico, la sopravvivenza in periodi in cui la sola coltivazione dei campi non la garantiva.
Quindi un osteria “antica”, nata nel 1885, con alla base la chiara concezione filosofica del “vivere bene”legata al gustare dell’ottimo cibo in un ambiente accogliente senza le controproducenti frette ed ansie della civiltà moderna.
Il nome dell’osteria nasce da un soprannome attribuito dalla popolazione locale al vecchio proprietario per la sua costante abitudine di concedersi una lunghissima pennichella pomeridiana per cui “u drom cume in bigat” (dorme come un baco da seta).
In realtà il nome ha una valenza più ampia con una qual radice popolare filosofica per cui “us na sta cume un bigat”, significa che nel locale si sta come un “bigat an sla canisa”(come un baco da seta sul suo giaciglio), proprio come chi deve solo pensare a mangiare e dormire.
L’osteria di Bigat è quindi da sempre stata un po’ il simbolo della storia culinaria della cittadina, punto di ritrovo di esponenti dei più disparati ceti sociali, dalle persone più colte ai più umili lavoratori, accomunati dalla medesima ricerca del buon gusto e della giusta atmosfera. Ed il locale non ha mai perso la coscienza di sé, della propria natura ed il legame storico con la città.
Con un minimo di sensibilità ed attenzione, anche chi entra per la prima volta respira subito quest’atmosfera particolare, soffusa ed avvolgente: le volte ad arco tipiche dell’800 con i grossi travi di legno a vista, le foto appese sulle pareti rigorosamente in bianco e nero che rinvangano mestieri ormai scomparsi o paesaggi antichi del territorio e di Acqui Terme come non si potrebbe più immaginare creano da subito questo senso di “antichità”
Cucina tipica locale : Il tris di Bigat
Ed anche nei piatti la fedeltà al passato non è mai venuta meno, basata sul famoso “tris di Bigat”che propone in un unica portata, su di un piatto a tre scomparti, tre sapori così intensi e diversi che necessitano, per poter essere gustati in pieno, di una certa naturale predisposizione palatale non comune a tutti.
Parliamo della “buseca” (trippa completa di pelli) insieme alle “bughe” (pesci boga) in carpione e quindi lo “stoccafisso all’acquese” cotto in olio ed insaporito con varie spezie.
Tre gusti come si è detto così particolari e forti che nella tradizione locale si diceva servissero ognuno a coprire il precedente con l’imprescindibile aiuto di un ottimo nero locale, tipo quel Barbera, che si concedevano, insieme ad uno spuntino, di tanto in tanto durante le loro portate d’acqua i Brentau
Ma anche negli altri piatti proposti dal Bigat c’è questo legame con la tradizione tipica della cucina locale ed una certa ricerca di sapori caratteristici, fortemente aromatizzati: ”il bollito al bagnet verde”,”le robiole di Roccaverano ed altre formaggette tra cui famoso in loco il “brus”, formaggio dal sapore e profumo intenso ricavato da una formaggetta tenuta per 7 settimane in un recipiente bagnata con grappa e vino bianco”.
Poi la “bagna cauda” piatto tipico piemontese per eccellenza nel periodo invernale quando nell’orto sopravvivono solamente quelle verdure resistenti ai freddi(cardo gobbo di Nizza, biarove, cavoli, tapinambur) che così bene si accompagnano con la salsa a base di olio, acciughe ed aglio. Ed ancora il classico “minestrone con tajarin e fasò” e la“cisrò”(la bollita di ceci), i crauti col cotechino e altri ancora.
E poi con un salto esterno alla cucina ligure la “farinata di ceci” cotta in forno a legna di cui ai Bigat sono magistrali interpreti. E per tutti quelli abituati a cibi più moderni resta sempre la possibilità di una buona pizza
Insomma per il turista che si ferma qualche giorno ad Acqui o nel territorio limitrofo un salto da “bigat” non dico che sia obbligatorio ma consigliabile sicuramente
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