La notizia è di quelle che in paesini come quelli dove vivo io di 1000 anime ne scuotono un pò il cromosomico torpore. “Cume? candidati Unesco 2012?””A capis nent, perchè moi?”(Come, candidati Unesco 2012? Non capisco, e perchè mai?)
“Tei sempre el medesim, ti’n vore forse dime che la nostra zona a lè nent tra el pi bele?“(Sei sempre il medesimo, mi vuoi forse dire che la nostra zona non è fra le più belle?”) “A dig nent lulè però u me smia che ui sia tanc post chi ian pi dirit che nui“(Non dico quello ma mi sembra ci siano molti posti con più diritto di noi”)”Me invece a son sto a tanci post e a trov che bei cume que ui na iè ben poich”(io invece sono stato in tanti posti ma trovo che belli come qui ce ne sono molto pochi”)
Al di là dei commenti positivi o polemici che ovviamente sempre accompagnano per ovvie ragioni questo tipo di novità il fatto ha effettivamente una rilevanza ed un impatto davvero notevole. Speriamo che la candidatura venga accettata.Sarebbe il giusto riconoscimento al notevolissimo lavoro nel corso degli anni che hanno preceduto la consegna ufficiale della candidatura di coordinamento tra tutte le amministrazioni ai diversi livelli territoriali(Regione, Province e Comuni), per assicurare la salvaguardia e la tutela dei valori del sito, un lavoro svolto con costanza e determinazione che ha portato alla revisione degli strumenti di pianificazione.
Ma la candidatura sarebbe soprattutto il premio ampiamente meritato per le nostre genti che con l’impegno ed il lavoro di generazioni ha saputo coniugare la propria attività col rispetto per la natura e l’unicità del territorio che infatti, nei secoli, si è progressivamente trasformato e vaste aree collinari incolte o boschive hanno lasciato il posto ad immensi vigneti in un continuo modellamento del territorio basato appunto sulla cultura del vino e sullo sviluppo economico ad esso collegato.
Modellamento avvenuto però con il rispetto del proprio lavoro, della propria terra e delle proprie origini che ha permesso, non solo un cambiamento improntato sull’attenzione e sulla salvaguardia della naturale bellezza delle nostre colline ma anche la salvezza di un patrimonio di conoscenze, tradizioni, tecniche di lavorazione che costituiscono l’unicità e la specificità del territorio.
Il merito più grande della nostra gente non è stato quindi il lavoro già di per sè straordinario ed encomiabile ma la salvaguardia della famiglia, del senso delle cose, della propria storia e della propria cultura, delle proprie origini. Solo il rispetto di questi valori avuti in eredità hanno permesso il rinnovo culturale e la nascita di uno sviluppo al contempo antico e straordinariamente moderno della viticoltura.
Il nuovo Codice dei Beni Culturali ha sancito, per al prima volta, il principio della tutela del paesaggio come interazione tra proprietà privata e contesto pubblico , tra architettura e ambiente, tra arte e società, come fusione tra natura e cultura, tra attività ed ambiente. E siccome nelle sue scelte l’UNESCO premia da sempre, nella categoria dei paesaggi culturali, quelli in cui emerge questa fusione tra funzionalità e bellezza dove l’uso mirato e rispettoso delle risorse naturali determina l’armonia architettonica ed ambientale possiamo avere davvero delle grandi speranze che la candidatura venga accettata.
La candidatura del territorio Langhe- Monferrato a Patrimonio Unesco dell’umanità sarà concessa proprio per le motivazioni sopra esposte nel 2014