Sport: Una passione
La passione per una certa cosa può avvenire in qualsiasi momento della vita, e credo che la maggior parte di noi possa ricordare di aver almeno una volta vissuto questo tipo di esperienza, magari per caso fortuito, un contatto accidentale, un articolo letto, uno spot pubblicitario.
Così c’è chi si e messo a fare fotografie dopo aver visto un servizio fotografico, chi a dipingere dopo aver visitato per la prima volta una galleria di quadri, chi va a filmare gli squali, nel loro habitat, dopo essere stato all’Acquario di Genova, chi si mette a fare il numismatico dopo aver, involontariamente, dato un calcio ad una vecchia monetina e via di questo genere.
Anche nello sport, molte volte l’avvicinamento ad un certo tipo di attività avviene in modo casuale e senza alcuna intenzionalità di base per cui uno si mette magari a giocare a golf dopo essere andato a fare il portamazze all’amico per tacerne l’estenuante richiesta. Chi si mette a giocare a calcio perché dopo 20 anni di fermi e risoluti rifiuti degli amici si lascia convincere e va una volta allo stadio, chi invece per naturale predisposizione caratteriale si entusiasma facilmente ad ogni nuova esperienza vissuta.
Poi c’è quello per cui ogni cosa è una sfida: “se lo fa lui, posso farlo anch’io” e si mette ad andare in palestra tutte la sere a sollevare per ore quintali di bilancieri per avere le spalle come il vicino di casa. Oppure appena sente un amico raccontargli che ha vinto la gara amatoriale paesana di corsa campestre, per cui si mette a macinare migliaia di chilometri per batterlo.
Gran parte di queste improvvisi ed intensi moti passionali si spengono con la stessa facilità con cui sono esplosi, per cui, uno dopo un po’ di tempo che si è buttato a capofitto nelle proprie imprese sportive, si rende conto che tutto quel sudore per correre intorno ad un quadrato di calcio o al condominio della propria città in fondo è solo uno spreco di energia e non ne vale proprio la pena oppure si rende conto che tutti quegli stressanti allenamenti su un campo da tennis per essere in grado di rispondere al servizio del capoufficio in fondo non danno quegli sperati risultati di crescita dello stipendio.
Poi esiste una larga fascia di “sportivi”che praticano un’ attività sportiva perchè è di moda, o semplicemente per stare con gli amici o non rovinarsi l’occasione con l’ultima conquista o ancor più diffusamente per l’unico paradossale motivo di poterlo dire: ”Io gioco a tennis- però bravo!!!”
È facile distinguerli in mezzo agli altri, per esempio se vi capita di assistere alla partenza di una corsa campestre, non parlo di quelle ad alto livello professionistico ma delle altre amatoriali che si corrono generalmente la Domenica mattina in paesi o cittadine decentrate. Fateci caso, vedrete che in mezzo a visi convinti e concentrati se ne aggirano con un aria spaesata e a volte anche preoccupata ed un pò allarmata, sono come un libro aperto, è facile leggere i loro pensieri. ”Ma perché sono venuto” “Accidenti a Mara e alla sua insistenza” “Chissà quanta salita ci sarà” “Ma qui fanno sul serio”
A volte invece succede l’imponderabile cioè da una di quelle scoperte casuali ed impreviste che ho elencato scatta il classico colpo di fulmine, la passione che “prende”veramente, che coinvolge emotivamente e psicologicamente fino a diventare una vera e propria esigenza di cui non se ne può più fare a meno.
Sono, sotto molti aspetti, simile alle passioni amorose, si desidera sempre più dedicare tempo all’oggetto del desiderio, si coccola, si soffre della mancanza, si teme di perderlo.
Il sistema di viverle è ovviamente come nell’amore una questione caratteriale a volte da un individuo ad un altro agli antipodi nel modo di gestirlo ma senza che questo scalfisca minimamente l’intensità della passione.
Ad esempio, parlando di bici, per alcuni magari la priorità diventa l’allenamento, il progressivo aumento della condizione fisica, della lunghezza dell’itinerario, del numero di pedalate in un minuto, della velocità in pianura o della capacità di superare agevolmente pendenze drastiche.
Per altri invece la bicicletta più che un modo per mantenersi in forma diventa il mezzo ideale per scampagnate e percorsi turistici alla scoperta di luoghi interessanti e paesaggi incantevoli da soli, con la famiglia, con amici, questo è un tipico esempio appunto di due modi completamente diversi di vivere il medesimo sport con la stessa identica passione.
La Passione nata nell’infanzia
Esiste poi un altro tipo di passione che per la sua particolarità è forse la più suggestiva, affascinante e difficile da catalogare e spiegare razionalmente, è quella che nasce da piccoli, si proprio così nell’infanzia senza rendersene bene conto, in modo del tutto naturale ed in parte inconscio, in questo periodo l’individuo è in tutte gli aspetti della vita una specie di panno assorbente per cui è facile che tra le varie attività sportive praticate se ne prediliga alcune e magari una in particolare.
In quel periodo unico della nostra vita questo tipo di passioni come d’altronde anche molte altre esperienze tendono ad imprimersi indelebilmente in noi e, a parte le proverbiali eccezioni, difficilmente si perdono nel corso della vita.
E anche se dopo averle praticate per un certo periodo di tempo, uno per qualsiasi motivo o esigenza, smette e trascorre decenni di inattività loro restano comunque li, in qualche remota scheda del nostro cervello, a volte silenti e apparentemente ignorate, senza dare sentore di sé ma pronte a saltare improvvisamente fuori con incredibile energia.
Io parlo per esperienze sentite da tanti amici e soprattutto per esperienza personale, da bambino e adolescente ho avuto la fortuna di praticare a livello dilettantistico vari tipi di sport con risultati più o meno buoni ed ogni volta è sempre la stessa storia, mi basta vedere due che palleggiano su un tennis- tavolo per sentire, nel vero senso della parola, la mia mano impugnare una racchetta.
Così come mi basta entrare in un bar dove qualcuno si sfida al bigliardo (sempre più rari, purtroppo) per prendere in mano, almeno per “sentirla” una stecca o provare a “dargli il gesso”, e quante volte, accompagnando mio figlio a una delle tante partite a calcio con i suoi amici, mi sono lasciato trascinare nel gioco da quella che è stata una delle attività sportive più intensamente vissute, tirare calci ad un pallone appunto, per uscirne il più delle volte ovviamente stravolto e malconcio con, come minimo, una caviglia gonfia
Cosi deve essere stato anche per il ciclismo, ne parliamo nella seconda parte