Voltaire nel suo famoso trattato per la tolleranza afferma:”La tolleranza é una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all’errore. Non resta che perdonarci vicendevolmente le follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani”
Il filosofo Locke riprendendo il pensiero di Voltaire, definisce la tolleranza come la “capacità fisica o spirituale di sopportare, il permettere o l’accettare idee e atteggiamenti i diversi dai propri, il dimostrare comprensione o indulgenza per gli errori o difetti altrui… anche quando li si disapprovi“.
Per Popper, perfettismo e utopismo sono in antitesi alla tolleranza e quindi due pericolose trappole del pensiero. L’utopismo, infatti, implica sempre la violenza e propone, alla fine, come ideale una società chiusa, senza possibilità di sviluppo e di futuro.
Le affermazioni di questi tre famosi filosofi, in gran parte coincidenti nate da una riflessione razionale, ed eticamente ineccepibile sono alla base di qualsiasi governo democratico ed ovviamente fondamento di qualsiasi società civile e liberale, senza questo tipo di tolleranza si sprofonda forzatamente nella soppressione dei diritti di una parte, nell’ingiustizia, nella dittatura, nella guerra.
Senza tolleranza non c’è liberta di pensiero e di espressione, non cè discussione, muore lo scambio e la crescita culturale. Ribadita e confermata questa sacrosanta verità d’altronde promossa già molti anni prima da un certo Gesù Cristo nel Vangelo, resta da fare una semplice equazione: se la tolleranza è il fine, il compromesso è il mezzo per realizzarla, un compromesso che diventa per forza regola di vita, io accetto il tuo punto di vista, le idee politiche, le convinzioni e tu accetti le mie, una stretta di mano e tutto a posto, beh molto più facile a dirsi che a farsi e qui si ritorna al tema di fondo, questa base di libertà ed uguaglianza scontrandosi con la natura umana e la sua intrinseca tendenza ad emergere ed imporsi finisce per paradosso per trasformarsi in una nuova forma di dittatura che se pure più morbida rischia nella suoi travestimenti e trasformismi di essere ancora più pericolosa e deleteria per l’intera umanità.
Una dittatura come quella fascista o nazista, nelle loro intrinseca ed inaccettabile immoralità hanno perlomeno un etica veritiera di fondo nel proporsi per quel che sono e almeno nelle intenzioni di portare avanti un programma chiaro e preciso:o con me o contro di me . Concedono quindi subito una scelta , magari estrema ed eroica, ma comunque una scelta, la possibilità di schierarsi immediatamente contro e lottare per sradicarla.
La dittatura basata sul compromesso usa armi molto più articolate e complesse, il suo sviluppo e radicamento è subdolo,nascosto,spesso difficile da intuire,sfrutta appunto con incredibile abilità l’arte del trasformismo,del mascherare con rara maestria la verità. “Che trasforma con i suoi trucchi la realtà che hai lì davanti “(Guccini), tramite i giornali. La televisione ed ogni altro massmedia e ancora di più una rete capillare e gigantesca di clientalismo imperniato sull’ appartenza e favoritismo che impediscono sul nascere altre forme associative di lotta, è il famoso logoro, ma sempre valido motto, dividi ed impera.
In fondo il sistema è simile a quello delle massonerie, oggi l’uomo che anela ad essere veramente libero da ogni ideologia politica e religiosa rimane più o meno coscientemente invischiato in una rete invisibile ma tenace che gli crea il vuoto intorno, che gli scava la terra sotto i piedi, che gli costruisce intorno una barriera impenetrabile, uffici pubblici e privati, call.center, ospedali e cliniche, aule di tribunali diventano gli artefici del suo isolamento.
L’uomo che si affida a questa rete senza una raccomandazione, senza una tessera di partito o di una associazione, senza un appoggio politico o religioso o un “nome”sono il cugino di…………” “Sono l’amico del fratello di…..”non viene respinto, anzi viene accolto con gentilezza e cortesia, ma in realtà, quasi con bonaria compassione, viene semplicemente ignorato e condannato alla “sconfitta”: Dopo una lunga serie di strette di mano, di domande compilate, di carte firmate, corrette, rivedute, ricompilate, dopo una lotta estenuante ed inutile per venirne a capo resterà emarginato e sconfitto, quindi, se vuole sopravvivere dovra penosamente rinunciare ai suoi aneliti d’indipendenza e rivolgersi all’amico che ha un amico in quel tale ufficio.
Oltretutto con ancora più sofferenza conoscendo a priori l’ovvio pensiero dell’amico”Toh,guarda questo, se la tira tanto di essere uno dei sopravissuti liberi ed indipendenti però viene a rompere le balle a me!!!” Per di più l’uomo con questo atavico bisogno di libertà ed indipendenza nel sistema diventa un “diverso”, una specie di disadattato, una specie di incompreso scomodo a tutti, comunque ed ovunque, che disturba il normale relazionarsi, la quiete pubblica, che cerca di inceppare il meccanismo così confortevolmente funzionante, insomma un rompiballe, un balordo “Ma che vada a quel paese lui e i suoi casini sulla liberta di pensiero, sulla morte culturale, sulla sconfitta generazionale, sulla distruzione del mondo” “Perchè, si crede migliore??Lo faccia lui il mondo migliore, lui che cosa ha fatto, costa sta facendo??”
E’ proprio questo il punto”Niente, non ha fatto niente, non sta facendo niente”Anche lui è affilliato se non uno degli artefici del gruppo“Predico bene per razzolare male”
l