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Una contraddizione l’elenco priorità vaccinazione anti- Covid 19

6 Marzo 2021 by Gianfranco

Elenco categorie priorità vaccinazione anti-covid 19

 

Il posizionamento degli individui “estremamente fragili” dopo la categoria degli “anziani” lascia tra il confuso e lo sconcertato

Però noi “comuni mortali” probabilmente non siamo in grado di comprendere le ragioni e le scelte strategiche di chi ci governa per cui non resta che chiedere spiegazioni a  loro: Perchè dunque???

L’Italia ha dimostrato tante volte nella storia di essere un paese che ha come centro della sua stessa esistenza e quindi della sua cultura e della sua politica la proclamazione e lo sviluppo di quei valori di giustizia, senso etico, difesa e tutela dei più deboli e dei più fragili unici in grado di garantire una vita a misura d’uomo.

A garanzia di queste asserzioni è più che sufficiente evocare la nostra costituzione il cui testo è ferma, imprescindibile e sacra testimonianza di questa straordinaria volontà di uguaglianza e giustizia sociale.

E’ proprio per queste ovvie e scontate considerazioni che lascia stranamente allibiti e sconcertati ed amareggiati l’ordine di priorità nella somministrazione del vaccino anti- covid che non ha assolutamente preso nella dovuta considerazione la situazione dei cosiddetti individui estremamente fragili.

Come tutti sanno in questa fascia di distinzione rientrano tutte quelle persone portatrici di gravi patologie pregresse che rendono appunto estremamente a rischio e pericolo la loro sopravvivenza in caso di contagio.

Proprio per questo motivo non comprendo assolutamente quale strano motivo abbia spinto le autorità e a metterle, nell’elenco prioritario, dopo la fascia degli ultraottantenni.

Non me ne vogliano quest’ultimi, ho persone care in famiglia che superano i 90 anni per cui comprendo benissimo la necessità di tutelarli.

Ma in questa fascia rientrano moltissime persone sane, senza alcuna seria patologia che quindi corrono rischi irrisori in confronto ad un qualsiasi individuo fragile in quanto portatore di qualche grave patologia.

Purtroppo queste persone vivono la loro vita in una specie di equilibrio precario, per usare una sorta di eufemismo “una vita appesi ad un filo” dove anche il minimo scompenso od intervento di una nuova situazione possono essere fatali.

La contraddizione citata nel titolo sta praticamente che  per vaccinare un ottantenne sano, con un sistema immunitario integro ed efficiente, si lascia esposto a rischi enormi,per esempio, un trentenne con magari una grave patologia cardiaca o con una grave malattia virale che gli ha rovinato qualche altro organo tipo il fegato od i polmoni che in caso di contagio con il virus covid- 19 avrebbero ben poche probabilità di guarigione.

Ed anche nel caso riescano a riportare a casa la pelle difficile prevedere quale aggravamento delle loro condizioni generali, legate appunto alle malattie pregresse, possano subire nel tempo.

Inoltre altra banale ma importante considerazione è che questi individui fragili sono costretti alla frequentazione se non assidua perlomeno periodica di ospedali ed ambulatori per fare quegli esami, indagini di laboratorio, visite mediche necessarie per tenere sotto controllo le loro patologie.

Una condizione che rende ulteriormente complicata e rischiosa la loro già precaria situazione.

Concedetemi il termine “assurdo”, tragicamente assurdo ; così assurdo che se non fosse per il senso etico alla base della nostra cultura verrebbe da pensare di essere ritornati a quei programmati eccidi, organizzati con inquietante lucidità mentale, avvenuti poi non così tanto tempo fa nella storia europea.

Sembra quasi che questa categoria dei più fragili sia come dire scomoda ed inutile e che ci si auguri un nutrito sfoltimento.

D’altronde in una società  basata sulla produzione, sul pil, sul realizzare a qualsiasi costo, sulla circolazione del denaro perchè¨ trascinarci dietro una “casta” di inutili, di “non partecipanti”, di “sfigati”.

Non solo di non produttivi ma anche un peso economico e gestionale per la comunità, un incombenza, un “lavoro a perdere” una sorta di “palla al piede”.

Quindi se, nel normale percorso, se ne perde una parte e magari una “grossa” parte, non sarebbe tanto di guadagnato per quelli “che si fanno il mazzo” ?

La loro diminuzione e magari scomparsa non sarebbe poi una spartana ma utile selezione naturale a beneficio della crescita economica dell’intera società  dei ” benemeriti attivi” ?

Per carità , sono perfettamente consapevole della intrinseca e stridente esagerazione della mia asserzione così come sono cosciente di tutto l’encomiabile lavoro ed impegno dimostrato e dello straordinario spirito di sacrificio dal nostro stupendo apparato assistenziale.

E sono altrettanto convinto, perlomeno quando si parla di salute del cittadino, dell’integrità etica di coloro che sono all’apice del sistema incaricati di gestire e tutelare gli interessi della massa.

Infatti più che altro, la mia vuole essere una provocazione che ha come scopo l’evocazione di riflessioni ed approfondite considerazioni. E per questo non meno necessaria e come minimo auspicabile in questa disumanizzante situazione sociale.

Bisogna che i nostri dirigenti siano sempre portatori di quei valori che rendono sacro il loro lavoro ed la loro capacità di giudizio, equilibrio etico che fa della comprensione una continua trasformazione in azione fattiva nell’ottica di tutela dei più deboli ed esposti.

Probabilmente a costoro le mie osservazioni appariranno, puerili, immotivate, e legate soprattutto ad una disinformazione ed incompetenza di base che potrà strappare un sorriso.

Reazione comprensibile, giudizio quasi sicuramente equilibrato e  fondato su logici e imprescindibili elementi.

Ben venga ma, per cortesia, ripeto spiegatemeli in modo chiaro, semplice e di facile comprensione. Chiedo solo questo come credo se lo chiedano molti altri. Grazie

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