Lo strabiliante progresso tecnologico insieme al frenetico incremento della diffusione di Internet ha portato un vero e proprio sconvolgimento in gran parte degli aspetti della vita moderna, da quello sociale a quello culturale
Il rischio maggiore che si corre forse è la inquietante confusione e progressiva separazione tra la vita reale, pratica di tutti i giorni e quella molto più idilliaca virtuale che circola in rete
Mai come adesso si assiste alla contrapposizione quasi stridente fra il mondo dei Social (Facebook in primis), improntato ad un “buonismo” ed ad una cultura del rispetto e della solidarietà encomiabile e quello della vita reale che vede invece il dilagare di una maleducazione e menefreghismo imperante, della falsità e della maschera come vero e proprio stile di vita, e progressivo distacco dai valori fondanti dell’umanità.
Un simbolo di questa contrapposizione tra l’altro molto piccolo e poco appariscente, forse spesso nemmeno colto dai più, che a me personalmente da invece particolarmente fastidio è quello del “chi sei ?” che si riceve come risposta, quando con il cellulare chiamiamo, o più spesso mandiamo un messaggio a qualcuno.
Ora, io capisco quando questo qualcuno è uno con cui abbiamo avuto pochissimi contatti e che conosciamo solamente per qualche combinazione, rarissimo incontro o per vie traverse.
Le cose cominciano a cambiare quando questo qualcuno ha di noi qualche conoscenza che anche se, magari rara e sporadica, comunque continuativa o anche solamente con possibilità di ripetersi per i più svariati motivi, dal caso della sporadica partita di calcetto annuale a quella riunione di rappresentanti che ci coinvolge un paio di volte l’anno od ancora per avere in comune una terza persona che ci coinvolge di tanto in tanto nelle sue escursioni in montagna.
Ancor di più quando ci sono motivi di, rara fin che si vuole, ma di sicura ripetizione come nel caso del controllo annuale della caldaia, o della riunione condominiale di fine anno, o la rimpatriata ogni 3 anni degli ex-compagni di scuola.
Il disappunto diventa pesante poi in tutti quei casi in cui quel qualcuno è un tipo che si conosce bene. Io abito in un paese di meno di 1000 abitanti, per cui si conosce di tutti come si suole dire “vita e miracoli” e che per un motivo o l’altro ci si incrocia sovente.
E la cosa più eclatante è che, a parte questo aspetto del conoscersi da sempre, quelli a cui mi riferisco sono persone che mi hanno cercato per primi loro per una ragione o l’altra.
“Ciao, sono Luisa Ri……, ti ho chiamato per sapere se combinazione hai il numero di W…….” Al che tu, oltre che farti in quattro per fornire il numero richiesto, ti affretti ovviamente a memorizzare in rubrica il numero visualizzato della chiamata, assicurandoti di aver inserito correttamente i dati del titolare, in modo da non dover, in caso di nuovi contatti, dover rispondere “Chi sei??”.
Dopo un paio di mesi mandi un messaggio “se sei a casa passo un momento a prendere quel menù”, meno di cinque minuti ed ecco con messaggio o chiamata il fatidico”chi sei?” a cui ti viene una gran voglia di rispondere “Il lupo cattivo” oppure “nessuno, scusa stavo facendo delle prove col nuovo cellulare”.
Un altra volta chiami un membro di quella associazione di categoria di lavoro che ti ha seguito per una grossa parte nella apertura e gestione di una nuova attività lavorativa, avete discusso insieme, valutato, fatto scelte, avete esaminato insieme i vari aspetti e tratto conclusioni, ti ha dato suggerimenti preziosi, consigli importanti.
Gli sei grato e hai un buon ricordo del vostro rapporto, ovviamente ti sei segnato il suo numero, non accontentandoti di segnarlo nei preferiti sulla rubrica del cellulare ma anche ripeterlo, con tutti i dettagli, in copia cartacea in modo che non vada erroneamente perso.
Finita la pratica ovviamente gli incontri si diradano , i motivi di contatto sciamano fino a quando ti capita di stare diciamo nuovamente un paio di mesi senza comunicare, poi mandi un messaggio e ti senti rispondere con un messaggio quasi immediato”chi sei??”.
Io non credo proprio di parlare per suscettibilità e mortificazione personale, anzi voglio fare molta attenzione a valutare questo comportamento con molta obiettività e distacco emotivo.
Bene, cioè male, credo in tutta tranquillità che in quel “chi sei” ci sia molta maleducazione, sicuramente poco riguardo e considerazione per l’interlocutore, visto che non vale nemmeno la pena di perdere un minuto, per memorizzarne l’identità sul cellulare.
Quel “chi sei”nasconde una intrinseca mancanza di rispetto ed una malsana noncuranza per il valore in generale delle persone e siccome la vita ci insegna che, se vuoi conoscere bene il valore di un individuo, devi osservarlo nelle piccole cose questa è proprio una di quelle che racconta molto di più di come potrebbe sembrare della grossolanità e poco spessore di chi ne è artefice.
Bene, lungi da me ogni minima intenzione di presunta superiorità ma io continuo a segnarmi con cura i nominativi di tutti quelli che, per un motivo o l’altro, mi chiamano, voi fate come vi pare.