Agricoltura Bio
Il Bio è una scelta certo o meglio anche ma che comporta aspetti e risvolti molto più profondi.
Una delle tante pubblicità che imperversano attualmente sulla televisione e che al momento è molto voga termina e sfuma la sua performance con l’affermazione “il bio è una scelta”.
Anche se ovviamente la battuta finale è ampiamente condivisibile ed augurabile di futuri effettivi sviluppi non credo che sia comunque l’espressione più azzeccata per definire l’idea del bio.
Il bio infatti non è una scelta in quanto non esiste possibilità di scelta. Il bio infatti è una intrinseca, esigenza spirituale insita in noi dai primordi dell’umanità.
Definire il bio come una semplice scelta è una affermazione che rischia come minimo di peccare di una certa ingenua faciloneria e quasi sicuramente di innescare confusioni e limitazioni ad un concetto ben più ampio e profondo.
Chi infatti, dotato di un minimo di raziocismo, avvelenerebbe la terra che lo nutre? La risposta è scontata.
Per questo coltivare bio è per prima cosa un esigenza spirituale, un modo di pensare l’universo , di considerare l’umanità intera che va al di là persino del tempo per unire presente e futuro nella stessa realtà.
E’una sorta di religione, un modo di porre la vita al centro di tutto. Vita come tutela dei valori fondanti dell’umanità, vita come imprescindibile sforzo quotidiano di salvaguardare l’integrità dell’ambiente in cui viviamo per consegnare la stessa bellezza che abbiamo ricevuto in dono alle nuove generazioni.
Oltretutto è così assurdo, stridente e paranoico un comportamento contrario a quest’etica naturale che risulta incomprensibile ed illogica.
Quale genitore potrebbe mai coscientemente scegliere di fare del male ai propri figli eppure è quello che stiamo facendo cercando in tutti i modi di privarli dei doni che abbiamo ricevuto noi.
Quale genitore sceglierebbe mai di danneggiare in maniera irrevocabile il luogo dove il figlio andrà a vivere eppure è quello che stiamo facendo.
Quale individuo equilibrato sceglierebbe mai di scavarsi la terra sotto i piedi, di rovinare la casa dove abita, il posto dove vive con la propria famiglia eppure è quello che stiamo facendo.
Assurdo, semplicemente assurdo e poi per cosa? Per avere la propria vigna più rigogliosa e curata di quella del vicino?? Oppure per avere la stessa vigna più produttiva? Per una forma di competizione economica, per un pugno di soldi in più in tasca? Per sentirsi dire “bravo” “tu si che sei uno capace”.
E sarebbe questo il modo di garantire il bene e l’interesse dei propri figli?? Garantirgli una ricchezza superiore a quella del vicino?
Che visione contorta e mortificante della realtà umana, che umiliante accettazione della propria miseria spirituale e limitatezza culturale.
Se le cose per cui tutti i giorni ci svegliamo il mattino presto ed impegniamo quotidianamente le nostre energie, il nostro tempo,la nostra stessa libertà sono solo queste abbiamo fallito a priori, sempre e comunque, anche nel caso di un tanto agognato successo economico.
Quindi ribadisco il Bio non è una scelta ma una condizione spirituale, uno stato d’animo. Un profondo rispetto per l’intero pianeta e per i suoi abitanti.
E se proprio deve limitarsi ad essere una scelta deve almeno diventare una scelta etica e morale e culturale, uno stile di vita imprescindibile.
Che il Bio invadi cuore e mente di tutti per diventare l’unico tipo di agricoltura praticata e permessa.
Che il Bio trionfi perchè la sua vittoria avrebbe buone probabilità di diventare la vittoria dell’umanità.