Eventi Langhe-Monferrato : Il rapporto dell’uomo con l’orso ha radici antichissime, forse più che con tutti li altri animali la caratteristica principale di questo rapporto è stata l’ambivalenza e contraddittorietà,attrazione, famigliarità ed affetto da un lato, estraneità, lotta, repulsione dall’altra.
L’orso è l’animale che ci ha da sempre affascinato in quanto sotto molti aspetti ci ricorda e rappresenta il lato più profondo ed atavico della nostra esistenza.
L’orso è simile a noi nell’affetto e profondo legame con la prole, alla cui amicizia l’uomo anela forse più che con qualsiasi altro animale perchè se l’animale ci accetta diventa un fratello dalla fedeltà imperitura, sempre pronto a mettere in gioco la sua vita per salvare la nostra, ci affascina quindi appunto la sua fedeltà la sua forza, il suo coraggio e poi forse ancora di più ci affascina la sua furia primitiva, quella rabbia primordiale priva di ogni remora, scrupolo e riflessione che è capace di esplodere anche in noi se vediamo minacciata la sicurezza della nostra famiglia.
Per questo l’orso da sempre ha accompagnato il cammino dell’uomo ed è stato perenne oggetto di culto già dalla preistoria documentato da varie pitture rupestri. L’uso del travestimento e della danza propiziatoria ha intrinseca in se l’idea di trasformarsi nell’animale stesso e nei suoi pregi, appunto forza, coraggio, sprezzo del pericolo,
La testimonianza della profondità di questo legame si trova ancora ai tempi nostri, per esempio nell’usanza di regalare ai nostri bambini un orsetto di pezza augurio di forza per i maschi,di fecondità per le femmine. Altra testimonianza è che nonostante la distruzione compiuta dal mondo occidentale di tante civiltà e culture tradizionali è che non si è ancora del tutto persa l’usanza di travestirsi da orso in certe occasioni come quelle del Carnevale
Nel contesto si vuole sottolineare l’uomo nella sua essenza di “selvatico”, di essere primordiale e bestiale capace però di subire una metamorfosi”eigi einhamor-non di una sola natura”.Cioè l’orso insensato e feroce a cui opporsi e con cui combattere che si trasforma in essere benevolo, in amico e compagno di vita.
Anche i vari “Carnevali dell’Orso” piemontesi sono tutto questo, ma nella cultura e tradizione contadina l’orso è anche simbolo del risveglio dal letargo invernale, quasi come artefice decisionale della fine dell’inverno e del ritorno della primavera. Da qui l’importanza dei riti di culto ed invocazione.
Anche il Carnevale di Cortemilia, ormai da quasi dieci anni, vive questo momento:l’apparizione dell’orso che crea scompiglio e terrore, l’intervento dell’uomo che riesce a domarlo e condurlo alla ragione, fino alla sua trasformazione in essere umano.
Il significato è ancora più chiaro:nella opposizione e conseguente domatura dell’orso cioè del simbolo della natura”selvatica” ed ostile, dei falò sulle colline che illuminano e cacciano le tenebre stà l’affermazione del valore della comunità e dell’uomo. Inoltre la scena ha anche valenza religiosa, il selvaggio, l’oscuro cioè il male sconfitto dal bene che ne causa la metamorfosi.
Volendo cogliere un aspetto un pò negativo e triste della rappresentazione è quello dell’impossibilità per l’uomo di “isolarsi e distinguersi” dalla massa, la negazione di ogni spazio al “diverso” La ferocia e selvatichezza dell’orso possono non rappresentare un pericolo ne un intenzione di fare del male ad alcuno ma solo il desiderio intrinseco di “vivere a modo proprio”, lontano dagli stereotipi e false lusinghe della società “commerciale”
Ecco, in tale contesto, l’Orso selvatico, catturato, e “domato” diventa il simbolo per eccellenza della condanna e delle conseguenti, inevitabili, contromisure della comunità dei “normali”, la cattura, la doma e la appagante, rassicurante redenzione