Langhe- Monferrato ed i suoi paesi
Paese di Monastero Bormida
Questo paese si trova a solo 3 km dalla nostra struttura ricettiva per cui molti dei percorsi ciclistici proposti dall’Affittacamere Ca d’ Becon lo toccano all’inizio o alla fine del tragitto
Non ci si può esimere almeno una volta in uno dei qualsiasi itinerari ciclistici che tocchino nel percorso il paese di Monastero Bormida di abbandonare la strada principale diretta a Bistagno oppure al ponte di San Desiderio e girando a destra imboccare la strada che porta a Roccaverano, per andare a fare una visita anche sommaria al borgo storico del paese.
In realtà per compiere la visita in bicicletta (o a piedi) il tragitto più suggestivo comporta di girare in una piccola stradina acciottolata a cui si accede girando a sinistra subito all’inizio del paese, che passa sotto il castello sboccando proprio ai piedi del notevole ponte romanico che si eleva sul fiume Bormida.
Se si attraversa il ponte si prosegue per Roccaverano oppure girando a sinistra al primo bivio si va in Regione san Desiderio, direzione Ponti o Bistagno.
Per visitare invece il borgo storico di Monastero Bormida bisogna invece girare a sinistra rientrando verso il paese per poi girare di nuovo a sinistra, superare la breve salita della caratteristica e suggestiva alzata a ponte(el puntet) che immette nella piazza inferiore.
La piazza è quella storica che concentra nel suo contenuto perimetro gli edifici storici principali del paese. Conviene sicuramente, posare in luogo sicuro le bici e spendere perlomeno una mezz’ora per una breve visita.
A sinistra nel senso di direzione la Parrocchiale dedicata a Santa Giulia, costruzione settecentesca con però la facciata e le due navate laterali realizzate nei primi anni del Novecento in stile neoclassico e barocco.
All’interno degni di un attenta osservazione sono sia i quadri del noto pittore Pietro Ivaldi di Toleto (frazione di Ponzone) detto “il Muto“(era infatti sordomuto dalla nascita o dalla tenera età) che aveva dipinto sulle volte i quattro evangelisti, il Mistero dell’Eucarestia e di alcuni Santi sia quelli sulla contro- facciata destra della chiesa attribuiti al Moncalvo che tratteggiano la Madonna del Rosario con San Carlo e San Gerolamo, il Martirio di San Sebastiano, il Transito di San Giuseppe e le Anime del Purgatorio.
Dietro l’altare è posizionato un grande quadro dell’Assunta con Santa Giulia e San Pietro. Suggestivo questo richiamo e quasi identificazione dei santi raffigurati con il legame al contesto territoriale in cui è inserito l’edificio religioso con l’evocazione di paesi circostanti come appunto San Girolamo nelle immediate vicinanze e Santa Giulia (che era anche il primo nome dato al paese) a testimoniare una identità storica, sociale e religiosa comune .
Tra le altre opere degne di note una statua del Seicento della Madonna del Rosario dipinta su legno, di effetto la riproduzione in tela gessata della Grotta di Lourdes collocata sul fondo della navata sinistra da notare le raffigurazioni delle varie chiesette campestri del paese con i relativi santi dipinti sulle sei vetrate dell’edificio.
Sul lato opposto alla chiesa quello che un tempo era un Monastero con il suo campanile trasformato poi nell’attuale Castello (collegato alla sua Torre) da una serie d’interventi eseguiti in epoche diverse anche se quello più importante e deciso a mutarne drasticamente l’aspetto fu quello realizzato tra il 1394 ed il 1405 ad opera dei Marchesi Antonio e Galeotto del Carretto (Investitura ottenuta da Papa Bonifacio IX) con l’intenzione di proteggere e fortificare il paese.
I lavori diedero all’edificio quel tipico stile tardo-trecentesco che i successivi interventi edili pur aggiungendo elementi barocchi e rinascimentali e pur modificandone diversi particolari non riuscirono comunque nell’insieme a scalfire.
In origine, come si è detto, l’edificio era un Monastero di cui restano solamente la torre campanaria e alcuni brevi tratti murari realizzato, così come la chiesa ed il ponte romanico, da un gruppo di monaci benedettini dell’Abbazia di Fruttuaria che, nel 1050, su richiesta del marchese Aleramo di Monferrato, si spostarono qui da San Benigno Canavese.
Quasi sicuramente, nel posto, era già esistita precedentemente qualche struttura monastica, probabilmente di provenienza longobarda (testimoniata anche da alcuni toponimi locali come “Braia“) nata sul culto di Santa Giulia che è ancora la patrona del paese che ne mantenne il nome sino al XVIII secolo.
La famiglia Del Carretto vendette il maniero alla famiglia Della Rovere intorno alla metà del XIX che a sua volta lo cedette ai Polleri di Genova e da questi direttamente al comune, attuale ed unico proprietario.
Oggi il castello è caratterizzato davanti da una facciata seicentesca con decorazioni barocche mentre sul retro conserva la loggia cinquecentesca che in occasione della rassegna”Castelli Aperti” è visitabile.
Per accedere all’interno bisogna superare un grande porticato con volta a crociera od attraversare la vecchia porta di ingresso nell’antica cinta muraria. Giunti nel cortile interno dell’edificio si possono ammirare le stanze. In evidenza a sinistra entrando si incrociano due scale, la principale a doppia rampa ci conduce al primo piano dove, su ampi terrazzi, si affacciano delle grandi camere arricchite da pavimenti a mosaico e stupendi soffitti a vela sempre a crociera. Alcuni di questi sono affrescati con motivi floreali e con figure femminili mitologiche come le scene allegoriche della dea Diana nelle quattro stagioni. L’altra scala partendo da uno degli angoli dei terrazzi conduce alle torri e al sottotetto.
Notevole nel suo complesso generale è la torre che dopo aver seriamente rischiato, sulla fine del XVIII secolo, la demolizione causa mancanza fondi per gli ingenti ed indispensabili lavori di restauro è giunta sino ad adesso in ottime condizioni. Alta 27 metri, presenta su tutti i suoi lati, quattro ordini caratterizzati dalla armonica presenza di archetti e fregi di cui quelli inferiori realizzati in mattoni e quelli superiori in pietra. In alto eleganti le finestre con arco a tutto sesto.
Praticamente in una soluzione di continuità, quasi come un prolungamento del castello, il magnifico ponte romanico sul fiume Bormida. A schiena d’asino poggiato su quattro massicce arcate disuguali in pietra di langa realizzato grazie al lavoro e al merito dei monaci benedettini nel XIV secolo, considerato ancora oggi, insieme a quello di Spigno, uno dei più importanti esempi d’ingegneria civile e posizionamento strategico della valle. Sulla sua sommità una nicchia oggi con valenza religiosa di culto mariano ed un tempo sede di gabellieri.
Compiuta la breve, necessaria visita rinforchiamo le nostre biciclette, ridiscendiamo “il Puntet“, attraversiamo con la dovuta calma il Ponte romanico appena descritto e giriamo a sinistra verso la Pieve di San Desiderio.