Quest’anno il perdurare di una primavera decisamente piovosa ha posticipato di quasi un mese l’inizio effettivo dell’attività nel nostro orto biologico. Infatti le interruzioni del tempo brutto sono state così brevi e sporadiche da non consentire al terreno di asciugarsi di quel tanto necessario a renderlo praticabile.
Siamo comunque riusciti a seminare quegli ortaggi precoci che consentono la semina a fine inverno in quanto abbastanza resistenti ai primi freddi tipo le carote e quelli che invece seminati troppo tardi soffrirebbero il caldo tipo le fave ed i piselli, grazie ad una lavorazione del tutto manuale cioè vangatura, successiva zappatura e rastrellatura finale creando dei camminamenti con delle tavole di legno per evitare l’indurimento del terreno.
Questo perchè appunto l’umidità del terreno non permetteva assolutamente l’uso di macchinari che avrebbero causato con il loro peso un eccessiva compattatura del terreno, la presenza di dannosi solchi e soprattutto l’inaccetabile fenomeno della grumatura del terreno, cioè la formazione di una miriade di mini- zolle che asciugandosi diventano estremamente dure, molto difficili da eliminare anche con una successiva accurata fresatura (solo una nuova aratura o vangatura profonda possono risolvere l’inconveniente).
Queste piccole zolle oltre che del tutto inestetiche inficiano pesantemente ogni tipo di semina impedendo ai semi, soprattutto quelli più piccoli di trovare quel terreno soffice ed uniforme indispensabile al loro attecchimento ed anche dopo l’auspicata nascita delle piantine continuano ad ostacolarne la crescita impedendo lo sviluppo completo delle radici e creando fenomeni di aereazione ed irrigazione del terreno.
Abbiamo dovuto posticipare di 10 giorni dalla data abituale anche la semina delle patate riuscendo a portarla a termine con grande fatica tra una goccia e l’altra. Dico abbiamo perchè da un paio d’anni si è affiancato nel lavoro mio figlio Davide che di questa attività è appassionato ancora più di me.
In realtà lavoriamo in due sedi diverse cioè su due appezzamenti di terra separati, quello storico nato a fine 800, realizzato da mio nonno “Becon“e curato per tanti anni dai miei genitori e che attualmente seguo io si trova nelle immediate vicinanze della struttura ricettiva, di fronte alla casa, l’altro, gestito da mio figlio, si trova a poco più di un chilometro dal primo.
Ovviamente la nostra è quasi una simbiosi con una collaborazione continua ed intensa che crea praticamente un amalgamento ed un unificazione virtuale delle due parti con un continuo scambio, inversione ed interazione dei compiti.
Resta comunque una distinzione di base, il primo è il “mio“orto, il secondo è l’orto di Davide legato soprattutto al fatto che mio figlio preferisce nettamente la tranquillità e l’isolamento dai curiosi che la posizione del “suo”appezzamento gli consente.
Ovviamente resta anche tangibile la differenza fra i due terreni di cui dobbiamo tenere conto nella scelta delle semine, infatti il terreno di Davide è più sabbioso con un ph più basso, quindi da un lato più soffice da lavorare, naturalmente drenato, meno propenso al fenomeno della compattatura, indurimento e screpolatura, dall’altro più povero e bisognoso di ammendanti come letame maturo e più asciutto per cui più soggetto a soffrire di siccità.
Comunque per tornare alle patate ne abbiamo seminato una parte, soprattutto del tipo “primura”, più precoci nel mio orto per averle ad immediata disposizione dei nostri ospiti e la maggior parte delle altre qualità nell’orto di Davide appunto perchè il tipo di terreno è decisamente più idoneo a questa coltivazione.
Infatti anche in questo caso nel primo terreno più argilloso abbiamo dovuto eseguire la preparazione del terreno col sistema manuale, vangatura e zappatura mentre nel secondo ci siamo potuti avvalere dell’aiuto di trattore e fresa.
In questo tipo di coltura non ci spaventa l’idea delle successive frequenti sarchiature e rincalzature per mantenere il terreno soffice, aereato e libero da erbe infestanti, ma ci terrorizza la minaccia delle dorifere (nome scientifico Leptinotarsa Decemlineata,) queste divoratrici insaziabili e tremendamente prolifiche capaci di distruggere in pochi giorni un intero raccolto.
Per un coltivatore biologico questi insetti sono un vero e proprio spauracchio in quanto sorde a quasi ogni tipo di lotta. Infatti le piante solanacee e le patate soprattutto sono continuamente esposte ai pericolosi attacchi di microorganismi e parassiti da cui si difendono producendo i glicoalcaloidi, soprattutto solanina, che sono per loro indigeste e dannose a tal punto da essere letali se assunte in grandi quantità anche per l’uomo.
Bene, se si pensa che una”simpatica” dorifora arriva a mangiare sino a 10 cm quadrati di foglie al giorno(straricche di solanina) e che nel mondo pare che l’animaletto sia presente su una superficie pari a 14 milioni di km/q ci si rende immediatamente conto della straordinaria resistenza di questo animale.
Inoltre la patata ha la caratteristica di comportarsi come una spugna assorbendo avidamente ogni sorta di composti con cui viene a contatto per cui è oltremodo impensabile l’utilizzo di qualsiasi prodotto chimico già di per sè nemmeno preso in considerazione in una coltura biologica.
Gli altri sistemi di lotta biologica tipo il macerato di ortica, la semina vicino e la consociazione di altri ortaggi deterrenti come aglio e cipolla, l’ utilizzo di insetti ostili come il coleottero “ Edovum puttleri ” sono solo dei paliativi e presentano delle controindicazioni come, per esempio, la pacciamatura che ostacola l’aereazione e i benefici dei raggi solari sul terreno
Noi nel nostro piccolo ci siamo purtroppo resi conto che in una coltivazione veramente biologica della patata l’unica soluzione è la raccolta manuale degli insetti e per avere una possibilità di spuntarla in questa vera e propria guerra l’unico sistema è la precocità cioè la raccolta iniziale delle uova quando comincia la deposizione da parte degli adulti
Questo comporta perlomeno nella fase iniziale di crescita delle piantine un monitoraggio costante in quanto le dorifere sembrano spuntare dal nulla moltiplicandosi con incredibile rapidità . Se non si effettua in tempo questa operazione debellare l’invasione dopo rischia di diventare se non una battaglia persa senza dubbio un impegno estenuante.