Ho bussato e mi avete aperto
I vicini di casa, in modo particolare mia cugina, prendendomi bonariamente in giro mi suggeriscono di mettere su un centro di accoglienza.
In effetti tra i testimoni di Geova che continuano periodicamente a farmi visita con la convinzione di “salvarmi” dimostrando una tenacia almeno pari alla loro ingenuità(se di ingenuità si tratta) i padri ortodossi russi che ogni tanto hanno bisogno di qualcosa e circa una decina di marocchini che alternativamente a turno vengono a bussare alla porta i presupposti per l’avvio dell’attività ci sarebbero.
Il marocchino Salah
Salah è un di questi marocchini, ci siamo conosciuti nei primi anni 90, praticamente quasi subito dopo il suo arrivo in Italia dal Marocco, tipo cordiale e simpatico ha legato subito con tutta la famiglia compreso mio figlio Davide che allora aveva poco più di 5 anni.
Da allora con regolare periodicità passa a trovarci con la sua borsona da venditore ambulante senza, però, mai chiederci direttamente di comprare qualcosa. Generalmente passa il sabato o la Domenica, oggi ha pranzato con noi, mio figlio era via con la ragazza e mia suocera, che vive con noi, oggi era con la cognata per cui mia moglie ed io eravamo soli e Salah è stato una piacevole variante.
Capelli ricci e neri, neri pure gli occhi, carnagione scura è il classico esempio di marocchino doc, ha un bel viso, molto espressivo, e mia moglie ha ragione quando afferma : “Lui si che è proprio un bell’uomo”, (temo di intuire cosa intende sottolineare con quel “Lui”)
Come già accennato ha un buon carattere, cordiale e allegro di natura e ci ha sempre parlato dei suoi guai con un sorriso o una battuta sdrammatizzante. Però oggi sia mia moglie che io abbiamo colto, per la prima volta, in quel suo sguardo che ci aveva colpito già nel primo incontro per la sua straordinaria luminosità e vivacità un velo di stanchezza.
La sua pareva l’espressione di una sorta di malcelata rassegnazione che, man mano che parlava, si evidenziava anche nei lineamenti del volto più duri del solito, più tesi come nello sforzo di contenere una sorta di rabbia, di sofferta indignazione.
“Allora Salah, sta bene la famiglia?” “Si, le bambine stanno bene, anche la moglie a parte i soliti problemi”
Era venuto a trovarci qualche mese prima appunto con tutta la famiglia, la moglie Fatima e le 3 figlie, Ghislane, Soukaina, Hiba rispettivamente di 18, 13 e 2 anni, davvero una bella famiglia, la moglie simpatica, le figlie di una bellezza fuori dal comune.
S’intuisce subito che la più grande ama le sorelle ed è per loro come una seconda mamma. Lei e Hiba sono stranamente, per essere marocchine, bionde(Salah mi aveva una volta spiegato che la moglie aveva delle sorelle bionde), una è la versione adulta dell’altra e viceversa, hanno entrambe un espressione e uno sguardo molto dolci.
Soukaina capelli ed occhi nerissimi è invece il ritratto del padre ma con lineamenti più nervosi, si coglie in lei evidente quella stessa espressione di contenuta e smussata fierezza che ho subito intravisto, quando l’ho conosciuto, nel fratello di Salah, che ti da quella spiacevole senzazione di essere a priori messo sotto accusa.
“Il diabete di Fatima è sotto controllo no?” “Si, all’ultimo controllo i valori erano quasi nella normalità, ma però negli ultimi tempi è molto più nervosa e meno serena” Ci spiega come negli ultimi tempi pensi molto più di prima all’unico figlio maschio morto qualche anno fa per una malattia genetica, all’età di 12 anni dopo una lunga e penosa sofferenza, ci spiega di come forse, se si fosse mosso subito, se gli avesse fatto fare dei controlli appena dopo la nascita, avrebbe magari potuto salvarlo.
Un odio gratuito
Ci racconta di un vicino che odia visceralmente tutti gli stranieri e di come, soprattutto con Fatima non perda occasione di dimostrargli in tutti i modi, anche pesanti (ingiurie, insulti, addirittura pericolosi sfioramenti con l’auto ad alta velocità), i suoi negativi sentimenti e di come Fatima e le figlie soffrano di questa situazione.
Siamo un pò sorpresi, mai avevamo sentito in tutti questi anni Salah lamentarsi di una minima cosa, mai. Ci spiega di come il bar del paese sia dotato di un parco giochi per bambini dove da sempre erano soliti andare e di come il titolare gli abbia consigliato di tenere le figlie un pò in disparte in quanto non tutti i “bianchi”erano contenti che giocassero con i loro figli. Per fortuna si tratta di un esigua percentuale ma comunque resta una cosa assurda ed intollerabile
So ormai per esperienza che devo gestire rapidamente la mia reazione, calmare lo sbalzo di pressione, frenare l’accelerazione cardiaca, controllare l’aumento altrimenti intollerabile della temperatura interna, bloccare sulla nascita l’impeto pericoloso di adrenalina, so che bastano pochi secondi di ritardo perchè sia troppo tardi.
Ho dovuto imparare nel corso della vita a dominare questa tremendo istinto primordiale, come un atavico ruggito da bestia braccata, troppe volte ne ho pagato le conseguenze e troppe volte ho rischiato di pagarne di più salate.
Sento qualcuno che dice:”Senti Salah, guarda che non può fare questo, gli devi dire che non può fare questo, che è denunciabile per questo, se vuoi vengo anch’io….”, Interviene mia moglie con la sua rassegnata saggezza: “lascia perdere, complicheresti solo le cose e poi sarebbe ancora più difficile convivere“. Ha ragione, non ribatto, che diritto ho di complicare la vita di un altro per soddisfare i miei aneliti e sto in silenzio, la temperatura e pressione sono rientrate nella tollerabilità.
Ci racconta di come la figlia maggiore si impegni con stage aziendali, piccoli lavori in casa, attività saltuarie in alberghi a contribuire alla gestione economica famigliare, di come sia riuscita con grossi sacrifici a comprarsi un computer, indispensabile per lo studio e addirittura a fare qualche regalino alle due sorelle.
In settimana dice di aver avuto fortuna, ha trovato una anziana signora che gli ha affidato la vangatura dell’orto, due giorni e mezzo di lavoro, di come lo abbia pagato bene, 230 euro(si, paga onorevole, per un extracomunitario) anche se il “vangare”è un lavoro molto duro che meriterebbe di più di 11 euro all’ora. “Così ho potuto pagare la prima rata di assicurazione della macchina” “Adesso devo trovare il modo di recuperare 200 euro per il bollo che mi scade fra pochi giorni”.
Ringrazia del caffè, si alza “Adesso vado, devo fare un lungo giro” Come sempre non ci chiede di comprare, non lo ha mai fatto, figuriamoci adesso che conosce la nostra situazione, mia moglie casalinga, io disoccupato dopo 34 anni di ininterrotta collaborazione presso la stessa ditta, indennità di disoccupazione finita da 4 mesi, una rata di mutuo di quasi 900 euro mensili e per di più un figlio che studia.
Mia moglie gli dice che gli servirebbero delle federe, io invece se ci fossero ancora di quegli accendini della volta scorsa, compriamo per 30 euro, una scatola di caffè in cambio della farina da polenta e quella da gnocchi che ci ha donato, un pacchetto di cioccolatini per la famiglia da parte nostra, un paio di calze in regalo per Loredana(la ragazza di mio figlio)da parte sua, una stretta di mano e via.
Morale, se ce n’è una? La prima è legata a quel prendermi in giro a cui ho accennato all’inizio per la fila di marocchini alla porta, la gente crede che si tratti esclusivamente di solidarietà e non può saper che si tratta invece anche di egoismo personale perchè non comprende che queste persone in termini di saggezza, dignità, onestà morale e correttezza etica hanno generalmente molto, molto più da offrire di noi occidentali che abbiamo perso gran parte della loro autenticità nei meandri della svalorizzazione consumistica e incredibile, me la offrono gratis.
Queste persone come appunto Salah affrontano nella vita difficoltà e problemi che annienterebbero molti di noi superbi ed orgogliosi benestanti occidentali con una forza, una dignità e una fede nei valori di cui noi non abbiamo più nemmeno coscienza.
Loro la solidarietà non la proclamano, non la pubblicizzano come noi, la praticano e basta, Salah non ha i soldi per il bollo dell’auto e ci regala la farina, ha in tasca solamente quei pochi euro del nostro piccolo acquisto e ci regala le calze, Salah quando ci dice“E’ un momento così, vorrei potervi aiutare” sai che è vero, che la sua offerta è autentica, che davvero lo vorrebbe fare.
Quando muore un marocchino in italia senza parenti, tutti i connazionali della zona partecipano alle commemorazioni funebri e tutti lasciano una offerta in denaro in base alle proprie disponibilità per le spese di sepoltura, ma l’offerta è anonima e segreta, non come noi che la facciamo gridare in chiesa e diventa una specie di gara o “chi offre di più”
In quanto a noi ci vuole ben poco a capire cosa siamo, stiamo diventando, da una parte ricchezza esagerata, tracotante agiatezza, suino egoismo, scimionesca superbia; dall’altra un uomo vero che non ha i soldi per pagare il bollo dell’auto ma che ha un senso della dignità di cui noi italiani non abbiamo nemmeno più il ricordo.
Poveri esseri umani accecati dalla luce dei riflettori come facciamo a non capire che non può continuare cosi, quale strana alchimia ci rende cosi ottusi, quale malefico sortilegio ci impedisce di vedere che stiamo sprofondando nell’abisso i nostri stessi figli.