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Cognomi Italiani particolari: Un Cognome troppo “ingenuo”

6 Marzo 2014 by Gianfranco

Cognome Grullo

Cognome Grullo: Presenze in Italia

In Italia secondo il sito”alfemminile. com” 94 persone hanno il cognome Grullo che sarebbe il 37 158° più diffuso in Italia.

Questo cognome ha, come molti altri, i suoi vantaggi, infatti nel caso di aver commesso qualche schioccezza od ingenuità il portatore non avrà nulla da eccepire quando famigliari, amici o colleghi di lavoro avessero da apostrofarlo con la frase”ma sei proprio un “grullo”.

Origine etimologica e genealogica

Secondo alcuni studiosi il cognome deriva dalla voce germanica”grullan” (deridere, beffare) con una nota di assonanza con il termine affine “groll” (rancore, risentimento)e suo derivato“grollen” il cui significato di aver astio, risentirsi, richiama l’idea di sdegno e chiusura in se stesso relativa all’offesa insita nel vocabolo.

Ma la netta maggioranza degli esperti ritengono più verosimile che l’origine sia collegata alla voce spagnola “grulha” nel suo significato di “oca-gru“(da  grua“, rumeno”grue”, latino “gruem“)infatti la gru ha, com’è noto, degli atteggiamenti e delle pose ridicole di per sè come lo stare fermi su una gamba sola e tenere le ali basse quasi appunto a richiamare l’idea di tristezza e mestizia.

Per questo si è sempre definito grullo un pollo ammalato o particolarmente debole, generalmente distinguibile anche per la sua andatura trascinata che nella parlata gergale campagnola veniva definita”che portavano i frasconi” per richiamare l’idea di chi incede faticosamente in quanto caricato di fascine di rami tagliati, così come da tempo immemore si definisce “oca” (femminile) e “merlotto” (maschile) un tipo poco avveduto e piuttosto corto di cervello (fonte Etimo. it)

Secondo altri studiosi la connotazione dispregiativa di “grullo“come persona sempliciotta, ingenua e “fuori posto”è nata in Toscana, più precisamente a Firenze con la celebrazione folcloristica del tradizionale Scoppio del Carro che si tiene, dal tempo delle crociate, nel giorno di Pasqua.

La manifestazione organizzata da due tra le più nobili famiglie fiorentine, quella dei Pazzi e quella dei Dal Borgo, attiravano il fior fiore della nobiltà e delle autorità locali che, vestite in modo sfarzoso ed impeccabile, davano il via ad un corteo elegante e raffinato ed un pò altezzoso che attirava l’ammirazione delle ali di folla che assistevano.

Siccome il carro doveva essere trasportato dal piazzale di porta del Prato sino al Duomo con due buoi rigorosamente bianchi venivano incaricati dell’operazione due contadini delle terre di proprietà della famiglia Dal Borgo che si assumeva il compito del trasporto.

Facile immaginare come i due contadini dall’aria dimessa almeno quanto il loro abbigliamento, con l’espressione ovviamente stupita e frastornata di chi si trova inadeguato in un contesto del tutto diverso dal proprio, con la camminata un pò stanca e “trascinata” di chi abituato ad un duro lavoro così all’opposto a quella trionfale ed altezzosa dei nobili cittadini potessero rappresentare un evidente e ridicola stonatura nel contesto della festa tanto da venire appunto appellati con il termine canzonatorio “grulli“, “ecco, ecco, arrivano i grulli”

Carro trainato dai buoi guidati dai "grulli"

Etimologia Stupidaria

Il cognome sembra essere nato in seguito ad una campagna militare delle truppe romane in Puglia, secondo la leggenda un ufficiale romano di basso grado alla vista delle famose costruzioni dei trulli di Alberobello se se ne sia innamorato a prima vista.

Tornato nella sua casa di campagna nei dintorni di Roma proclamò a destra e manca il suo fermo proposito di costruirsene uno, da solo, di fianco appunto alla sua dimora.

A nulla valsero i consigli di amici e conoscenti che gli facevano notare la sua totale ignoranza e mancanza di esperienza edilizia ed i suggerimenti di appellarsi all’aiuto di un buon muratore.

Il sergente romano sicuro delle proprie capacità e convinto che l’intervento di un professionista avrebbe inficiato il suo desiderio di una realizzazione rigorosamente rispettosa delle tecniche originali delle costruzioni pugliesi rifiutò ogni proposta di aiuto e collaborazione e si mise all’opera con un energia, una volontà ed un impegno al di fuori dal comune e nell’arco di un mese era arrivato all’ultima parte del tetto.

Inutili furono gli ulteriori tentativi degli amici più fidati che gli facevano notare con una certa gentile e compassionevole diplomazia grosse pecche nelle fasi di costruzione, consolidamenti mancati, incastri deboli, equilibri precari.

Il soldato, immerso in un febbrile bisogno di vedere la sua opera finita, era sordo ad ogni voce. Il dispiacere, dolore ed avvilimento in seguito all’improvviso e da lui mai nemmeno lontanamente considerato crollo dell’edificio fu di lungi superiore alla foga adrenalinica della costruzione gettando il poveretto nel più penoso degli scoramenti.

Inoltre il crollo avvenuto in fase di costruzione ferì seriamente l’improvvisato muratore rendendolo, per moltissimo tempo, zoppo da una gamba, ovvio quindi che il poveretto per questo problema fisico ed ancora più per quello morale assumesse una camminata strana, tra il traballante ed il trascinato che legato all’aria dimessa e sofferente ricordava appunto quei polli di cortile deboli, malati e sofferenti.

“Ma che bravo“dicevano ormai tutti gli abitanti della zona”Più che fare un trullo si è trasformato in un “grullo“

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