Rischio Alluvione Novembre 2019
Una di queste sere, insieme ad un paio di cari amici, si parlava del più e del meno e delle novità relative alla nostra zona e al nostro paesello di campagna, Bubbio in provincia di Asti.
Purtroppo uno dei temi principali su cui si è soffermato il nostro discorso è stato quello relativo agli ingenti danni causati nel nostro comune e in quelli limitrofi dovuti al lungo periodo di intense precipitazioni cadute sul territorio nel mese di Novembre 2019.
D’altronde Novembre è, in questo senso, il mese diciamo più a rischio, infatti le tremende alluvioni del fiume Bormida di Millesimo del 1994 e del 2016 sono entrambe successe in questo mese. Perlomeno, questa volta, il fiume, anche se ci ha tenuto in apprensione per un intera notte con la minaccia di ripetere le catastrofiche performance di quegli anni è rimasto, a parte casi sporadici, all’interno dei suoi argini consentendoci il fatidico respiro di sollievo.
Il fiume si è “accontentato”, passatemi il termine “solo” di invadere alcuni terreni agricoli, in primis i nostri noccioleti con asportazione di centinaia e centinaia di metri cubi di terra e danni per migliaia di Euro. Oltre al danno ci ha lasciato il problema del difficile riassesto relativo alla difficoltà nel reperire una mole così notevole di terra.
Comunque a parte queste sporadiche catastrofi private, che al di fuori di chi le vive sulla propria pelle, non interessano nessuno, i danni più diffusi e che hanno creato i disagi maggiori sono state le innumerevoli frane che si sono verificate sia sulle varie stradine comunali che su quelle provinciali.
Disagi circolazione causa frane
Una delle arterie più colpite è stata come era facilmente prevedibile la strada provinciale S.P.6 nel solito tratto tristemente noto in quanto da decenni coinvolto da questi eventi cioè quello che collega la cittadina di Canelli con appunto il paese di Bubbio.
La provinciale, che collega il capoluogo di Asti con quello di Alessandria è una delle arterie più trafficate delle Langhe- Monferrato e di vitale importanza per l’economia dell’intero territorio. Questa poco edificante prerogativa del tratto stradale della S.P.6 sopra citato è appunto famoso da numerosi anni anche se l’aumento di frane, smottamenti e cedimenti dei bordi e di parte delle corsie è stato caratterizzato da una continua crescita esponenziale negli anni.
Questo evidente aumento è principalmente legato a due fattori. Uno è quello del naturale invecchiamento e progressivo indebolimento dello strato di appoggio del manto stradale e della tenuta dei suoi bordi. Un cedimento legato ovviamente(al di là del valutare ed indagare eventuali mancanze e colpe umane) al continuo aumento di fenomeni climatici e temporaleschi di un intensità un tempo sconosciuta.
Il secondo, probabilmente ancora più determinante, rappresentato dall’aumento esponenziale del traffico, soprattutto di quello industriale con il passaggio di veicoli eccezionali tipo i TIR con portate in peso esorbitanti e con un flusso settimanale continuo.
Basta pensare che quando io ero un ragazzino di auto nel circolavano poche, di veicoli industriali pochissimi e di TIR nessuno per comprendere la scontata veridicità di questo situazione.
Fatto sta che nella nostra conversazione si parlava appunto delle possibili soluzioni al problema, della ovvia necessità di trovare un modo definitivo per risolvere un problema sempre più grave e più impellente.
Uno accennava per esempio ad un alternativa per la circolazione dei veicoli pesanti e altre proposte di questo genere. Si poneva anche l’accento di come ogni soluzione comportasse comunque un impegno economico tutt’altro che indifferente e di come l’attuale momento di scarsità di fondi nelle casse dello stato rendesse del tutto improbabile appunto una soluzione radicale.
La figura del Sindaco
Da qui passare a parlare dell’efficienza e serietà delle amministrazioni e delle strutture pubbliche nella gestione del problema è stato un attimo così come il passare poi all’operato delle strutture pubbliche prettamente locali cioè le amministrazioni comunali ed in primis ovviamente i Sindaci.
Che si finisse quindi a parlare del Sindaco del nostro paese e della sua gestione in merito alle varie problematiche del Comune un fatto chiaramente scontato.
In tutta sincerità io mi sono quasi sempre limitato ad ascoltare con alcuni brevissimi inserimenti per approvare, dissentire o chiedere delucidazioni sulle affermazioni degli altri. Questo perché, a priori generalmente cerco, per quel che mi è possibile, di evitare di parlare dei non presenti che non hanno possibilità di replica.
In secondo luogo ho sempre cercato di mettere in pratica, fra i tantissimi aforismi che girano oggi in rete, uno di quelli che mi piacciono di più cioè ” non giudicare nessuno senza avere indossato per un lungo periodo le sue scarpe”
Infine terzo perchè il sindaco ed io, al di là di quale sia diventato il nostro attuale rapporto, siamo stati un tempo molto amici e anche a rischio di sembrare patetico e nostalgico non mi riesce di cancellare, nel suo caso come in altri analoghi con un colpo di spugna, anni di intensa ed empatica frequentazione.
Mi sono però concesso, ad un certo punto del discorso, una sola affermazione, esposta con tutta la chiarezza e consapevolezza possibile.
Al di là del giudizio sul suo operato efficiente e valido o meno che sia, mi sono soffermato sul pensiero di come lui e tutti coloro che come lui si sono presi l’onere non indifferente di un incarico pubblico per me uno degli aspetti determinanti ed imprescindibile sia la valenza morale e simbolica che tale ruolo richiede
Essere una figura pubblica nel senso vero della parola significa avere appunto una moralità ed un obbiettività ben al di sopra del normale, significa avere una visione integerrima e squisitamente autentica sul tutto.
Richiede quindi un comportamento al di sopra di qualsiasi parte, che deve essere ben lungi dal fare le minima distinzione e tanto meno classificazione degli abitanti del rispettivo comune.
Insomma vuol dire mettere assolutamente in pratica il detto “lo stesso metro per tutti”, prestare costante attenzione a non fare distinzioni di sorta fra cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Significa anzi essere un baluardo ad ogni rischio di deriva in tal senso. Se un primo cittadino di una realtà piccola o grande che sia non riesce a garantire questa equità ha già fallito a priori come simbolo, come riferimento, come esempio da seguire ed imitare.
Di primo acchito i danni che ne derivano possono anche non essere evidenti od addirittura non visibili ma sicuramente nel tempo deleteri e ben più gravi di quello che una valutazione troppo rapida rischia di non vedere.
Danni difficilmente quantificabili che intaccano la società stessa nella sua integrità morale. Danni che daranno spazio allo sviluppo di nuove ingiustizie sociali e cosa ancor più grave ad una mentalità rinunciataria, sfiduciata e diffidente delle istituzioni che penalizzerà pesantemente lo sviluppo di ogni società armonica, giusta, felice.
Un Sindaco non deve mai e poi mai dimenticare i doveri primari legati a questo quasi trascendentale aspetto del suo ruolo pubblico, per non rischiare di venire meno alla sua valenza simbolica di esempio e di guida
Una società con grandi figure pubbliche di indubbia moralità sarà una società in crescita, equa, solidale, lieta quindi una grande società. Una società con figure politiche di poco spessore morale sarà una società basata sulla disuguaglianza sociale, sulla corruzione, sul danaro ad ogni costo, una società infelice e quindi una misera società.
Un secondo aspetto obbligatorio a priori per un tale ruolo è la disponibilità. Se ti assumi l’incarico di essere la “guida” di un qualsiasi paese devi garantire ai cittadini la possibilità di contattarti, di esprimere le loro problematiche giuste o meno che siano. Comunque ascoltarle e fartene carico.
Un Sindaco non può farsi trovare una momento si e un momento no in base al suo stato d’animo od appunto all’empatia o meno con chi lo cerca. E’ una forma a priori di stridente ingiustizia e disuguaglianza sociale.
Un Sindaco ovviamente a livello di potere ha ovvi limiti, inoltre non è che un essere umano che vive tutte le difficoltà, le contrarietà, gli sbalzi d’umore, i sentimenti positivi e negativi tipici della condizione umana. Vive la pressione degli impegni e delle responsabilità che il suo incarico gli elargisce quotidianamente.
Eppure se resta capace di rimanere ancorato con fermezza e costanza al significato intrinseco del suo ruolo pubblico non potrà mai tradirlo per scarsa “tenuta” morale e non rischierà mai di cadere nell’antitesi stessa del suo ruolo cioè la discriminazione sociale, tragico impedimento ad ogni sviluppo positivo ed armonico della società