Paesi delle Langhe-Monferrato
Paese di Bubbio (AT)
Bubbio è un piccolo paese dell’Alto Monferrato posto ad un altitudine di 224 metri di altezza sul livello del mare, con una superficie totale di 1570 ettari ed una popolazione di circa 1000 abitanti.
L’abitato è situato su di una piccola altura dell’ alta Valle Bormida (ramo di Millesimo), in una posizione geografica particolare cioè su un immaginario vertice che segna il confine tra la pianura alessandrina e le prime propagini dell’alta langa. Quelle colline quindi tanto care ad autori come Fenoglio e Pavese
La sua particolare posizione geografica ne fa un nodo nevralgico di strade che danno l’immediato accesso a 3 provincie piemontesi (Alessandria, Asti, Cuneo) e due liguri (Savona e Genova), praticamente a metà strada fra i due capoluoghi di Alessandria ed Asti.
Un confine naturale più che geografico appunto fra pianura ed altura, fra Liguria e Piemonte e quindi fra il mare e la montagna, una prerogativa evidenziata e fruibile nell’incredibile variabilità non solo del paesaggio naturale nel suo passaggio da vegetazione marittima a quella montana ma anche negli edifici, nelle case, nei monumenti ma anche nei suoi aspetti culturali con un incontro, mescolamento e scontro di storia, tradizioni, dialetti e costumi.
La nascita del luogo si fa risalire verso il 173 a. c. quando le legioni romane nelle loro continue campagne di guerra, al comando del console Popilio Lenante, conquistarono queste terre.
L’origine del nome ha due tesi entrambe però non documentate, secondo la prima il nome deriva da “Bivium” nel senso di bivio della Valle Emilia, strada importante come collegamento fra la Valle Bormida e la Valle Belbo.
La seconda, suggestiva tesi si basa su una scritta incisa su una lapide nei pressi del Colosseo di Roma che riporta: “Bubeum est genus et quoddam vinum”.
Il “Bubeum” era quindi un vino molto apprezzato sulle antiche tavole romane, l’assonanza fonetica e letterale induce ad un conseguente collegamento fra i termini “Bubeum” e “Bubbio“, collegamento che sembra trovare ulteriore conferma nei ritrovamenti, ad inizio 900, di diverse anfore vinarie presso la Cappelletta di San Luigi dove è presente una necropoli romana.
Certo che è affascinante supporre che l’ottimo vino attualmente prodotto sulle nostre colline fosse quel “Bubeum vinum” già considerato “vino genuino e quotidiano” dagli antichi romani più di 2000 anni fa.
A sottolineare questa leggendaria ma possibile origine, con decreto reale del 6 settembre 1921, il Comune di Bubbio è stato autorizzato a far uso di un suo particolare stemma civico che riporta un’anfora romana con appunto la scritta Bubeum sovrastata da un grappolo di Moscato, con sotto il motto Dulcia Promam
Tale dicitura sottolinea il contenuto “dolce e sublime” dell’anfora, come appunto lo squisito nettare del vino Moscato, uno dei principali vini D.O.C. della zona, patrimonio e vanto di tutti i bubbiesi, fieri delle loro antiche origini storiche . Infatti Bibulus è un aggettivo indice di un popolo che beve felice i suoi vini e che sottolinea l’importanza non solo storica ma anche culturale ed economica del Moscato
Le prime notizie storiche effettivamente documentate risalgono al 1142, quando Bubbio passò dominio di Bonifacio Minore, signore di Cortemilia e figlio del marchese del Vasto. Bonifacio e suo fratello Enrico Guercio del Carretto, marchese di Savona, nel 1191 fanno omaggio al Comune di Asti, del luogo e del castello.
Sino al 1307 il paese rimase sotto il potere di Manfredo III di Saluzzo, per poi essere venduto da questi ai fratelli Ottone, Giacomo e Matteo Scarampo.
Bubbio e l’intera valle Bormida passano qualche anno dopo, nel 1342, sotto i domini del marchese di Monferrato, per poi essere presi un secolo più tardi da Amedeo VIII di Savoia e restituiti ai Monferrato dopo il trattato di Torino del 1435.
I marchesi di Monferrato ratificheranno, negli anni successivi, l’investitura del feudo alla famiglia Scarampi e, ancora nel 1733, il marchese Alessandro Pio di Cacherano Crivelli Scarampi sarà investito del luogo di Bubbio, feudo indiviso con i marchesi Scarampi con titolo signorile, in feudo nobile, con diritti di caccia, pesca e pedaggio.
Alla fine del secolo le proprietà passarono, per acquisto, ad Annibale Galvagno conte di Cassinasco. Bubbio, come tutta la Langa astigiana, si considerò sempre un’entità autonoma dal resto del Piemonte, ostacolando con ogni mezzo l’espansione di Casa Savoia, tanto che, nel 1615, il paese fu incendiato dalle truppe sabaude impegnate contro gli spagnoli.
Questo a testimonianza dell’orgoglio, fierezza e valore delle sue genti. Dopo le guerre di successione l’imperatore Giuseppe I aggregò queste terre al Piemonte, consegnando il Monferrato e la val Bormida a Vittorio Amedeo II.
L’abitato ha saputo conservare e mantenere intatti alcuni significativi caratteri urbanistici e architettonici, tra i quali in evidenza la schiera delle antiche case allineate lungo la trecentesca via Maestra (l’attuale via Roma) che partendo dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, conduce allo splendido castello appartenuto a Valentina Visconti, distrutto dagli spagnoli nella prima metà del XVII secolo e poi ricostruito, in tipico stile medioevale, nel corso del XIX secolo, come residenza nobiliare della famiglia dei Galvagno.
Da questa via Maestra si dipartono contrade, vicoli e scalinate che si incrociano e si dividono in continue alternanze di dislivelli che creano scorci di particolare suggestione e fascino.
La chiesa parrocchiale, edificata tra il 1750 ed il 1779, nasce da un progetto degli architetti Pedrotta e Del Carretto (anche se qualcuno sostiene un precedente studio del Bramante) in stile tipicamente barocco, a pianta esagonale con gli angoli smussati. Caratteristico dell’interno è l’idea della circolarità che si coglie immediatamente come in nessuna altra chiesa della zona
Il castello di origine duecentesca fu praticamente distrutto dalle milizie spagnole nel 1639. Dalla distruzione si salvò soltanto l’antica torre che dal lato di ponente difendeva il paese come sentinella avanzata. I ruderi passati in proprietà alla marchesa Maria Eleonora Cacherano Crivelli Scarampi Provano, venivano ceduti, tra il 1783 e il 1787, al signore di Bubbio Annibale Galvagno, esponente di una ricca famiglia che, per la somma di 6200 lire, lo aveva già acquistato nel 1766.
Gli interni sono molto belli, con ampie sale affrescate, locali di rappresentanza e con una mobilia di alto pregio. Il castello, situato su un suggestivo e panoramico promontorio roccioso, a strapiombo sul fiume Bormida, gode anche di un parco e giardino molto curati.
Di proprietà privata, il castello viene aperto ogni anno in occasione della festa del Polentone e nei week-end collegati all’iniziativa “Porte aperte in Langa Astigiana” con visite gratuite guidate.
Altro edificio storico da segnalare è la “Chiesa sconsacrata dei Battuti“con facciata barocca e un portale settecentesco in legno intagliato di pregevole fattura. A fianco, un antico locale, con volte a botte, viene adibito a cantina pubblica in occasione del Polentonissimo, della Fiera di San Simone e di altre manifestazioni. Negli ultimi anni l’edificio è sede di mostre e convegni di vario genere.
Di sicura origine antica le varie chiesette e cappelle diffuse in tutto il circondario