Il Paese di Cassinasco: Origine e notizie storiche
Il primo documento di cui si è a conoscenza relativa al paese di Cassinasco è del 1218 quando era già delineato come villaggio nato intorno al suo castello. La presenza di tanti insediamenti lontani tra di loro spiega la presenza della chiesetta di Sant’Ilario che s’incontra salendo da Cassinasco verso il santuario dei Caffi.
Posizionata su un rilievo punto di riferimento ben visibile e facile da raggiungere dagli abitanti delle “cascine”. La chiesetta anche se menzionata solo in documenti del 1364 è di probabile origine trecentesca . Venne completamente ricostruita in seguito alle varie guerre e al periodo della peste e consacrata nel 1400.
Dopo la fondazione del castello, la sua torre (XII- XII secolo) divenne il centro focale intorno al quale si raccolse l’attuale abitato e portò alla costruzione, nel tardo 500, della Cappella di Santa Maria che sostituì, come parrocchia, appunto la Chiesa di Sant’Ilario.
La chiesa di Santa Maria venne completamente ricostruita nel XVII secolo cambiando il nome nell’attuale S. Ilario di Potiers. Da vedere all’interno il quadro del tardo cinquecento della Madonna col Bambino, la raffigurazione su tela del settecento di San Guido ed il bellissimo altare maggiore sempre del settecento con stupendi marmi policromi
La desinenza finale in “asco” avvalora la convinzione generale che il paese sia stato fondato in antichità dai Liguri. Il nome è relazionato ad un luogo umido, ricco di acqua.
In effetti è citata ancora a metà Ottocento la presenza di un fonte d’ acqua solforosa, situata sulla sinistra del retano Ambrusan (conosciuto in piemontese dai locali come “d’in la feia“).
Evidenti i segni lasciati dal passaggio dei romani in zona Valeriano o Pian Valerio, Soriano, Valdiponzi, Carignano dove sopravvivono resti di poderi e ville di età imperiale (I secolo dopo Cristo), e soprattutto da quell’accenno alle “cassinae”, le stalle dove si tenevano le bestie e si faceva il “caseus”, il formaggio, che è rimasto nel nome del borgo.
Il dominio romano terminò con le invasioni dei Longobardi e dei Franchi, di cui resta il ricordo nel germanico toponimo della regione Staffera.
L’arrivo dei Saraceni, che nelle loro scorribande, giunsero a Cassinasco portò morte e distruzione, testimonianze del loro passaggio restano soprattutto in varie assonanze dialettali: rabadan, rafì, farfluc e altri termini del genere che ricordano appunto la lingua araba.
Alto Medioevo
E’ nell’Alto Medioevo che il paese vive il suo momento di maggior sviluppo, nel periodo in cui il feudo fu ceduto, nel 967 da Ottone I al marchese Aleramo del Monferrato. Da questi fu poi ceduto prima agli Alessandrini e poi agli Astigiani che si erano alleati con i Genovesi, i quali nel 1227, in base il trattato di Milano, furono costretti a restituirlo ad Alessandria alleata con Alba e Tortona.
Dopo un serie di vicissitudini dove il paese, praticamente dominato dai vescovi di Acqui Terme, divenne prima feudo di un certo Ligerzio, signore di Bubbio, poi proprietà dei Guttuari (ghibellini astensi) per finire poi in mano agli Sforza di Milano.
Conobbe un momento davvero duro nel 1615 quando, in seguito alla rivolta della popolazione locale nei confronti del passaggio dell’esercito dei Savoia, alleato dei francesi,venne da quest’ultimi saccheggiato e bruciato con l’abbattimento del castello di cui sopravvive la torre il cui squarcio testimonia ancora oggi la furia del bombardamento francese.
Negli anni successivi il paese divenne possedimento dei Savoia che lo diedero come feudo ai conti Galvagno di Bubbio nel 1767 e ai Faletti di Barolo. Nel 1796 partecipò alla guerra contro i Francesi di Napoleone,poi condivise con tutto il resto del Basso Piemonte gli eventi legati ai moti risorgimentali ed alla successiva unificazione dell’Italia.
Edifici di interesse turistico
La torre
La torre di probabili origine longobarde è l’unica parte dell’antico castello che è sopravvissuta al saccheggio ed incendio del 1615 compiuto dalle truppe sabaude durante la guerra relativa alla successione del Monferrato
La torre con il castello aveva all’epoca sicuramente una notevole importanza strategica. La sua posizione prominente sul punto più elevato del paese gli consentiva infatti di dominare l’accesso tra la Valle Belbo e la Valle Bormida e controllare con facilità la relativa strada
Grazie ai recenti restauri la torre è visitabile tramite la sua scala interna con un ballatoio a venti metri di altezza ed un affascinante belvedere sulle valli circostanti e su tutta la cerchia delle Alpi con una vista invidiabile sul Monviso
La chiesa Parrocchiale di Sant’Ilario
La chiesa Parrocchiale si trova nei pressi della torre, praticamente di fronte, realizzata in stile barocco come è facile da cogliere visitando gli interni .
Degno di nota è l’altare in marmo di epoca settecentesca, interessanti anche i vari affreschi realizzati in epoche diverse fra cui colpiscono per la loro bellezza una tela absidale che ritrae Sant’ Ilario e un altra che raffigura la Madonna nell’intento di nutrire Gesù Bambino con un cucchiaio ed un piatto sorretto da un Angelo
Nell’immagine suggestiva anche la presenza di un San Giuseppe un pò ironico che sembra divertirsi a tentare Gesù con un ciuffo di ciliegie belle rosse
Altri edifici religiosi d’interesse
La chiesa di Sant’Ilario
La Chiesa si compone di due parti realizzate in epoche diverse. L’abside di forma circolare risale al XV secolo mentre il resto tipo la facciata ed il campanile sono di origine settecentesca
E’ stata la prima antica parrocchia del paese, sorgeva in aperta campagna quindi lontana dal centro abitato come era solito nel periodo durato sino al XV secolo
L’edificio , abbandonato per molto tempo è stato ultimamente restaurato grazie all’opera di una famiglia privata che vive nei pressi
E’ facile rendersi conto alla vista di quanto si tratti di un opera semplice, si potrebbe quasi dire improvvisata senza un minimo progetto di base forse per ristrettive contigenze economiche
Per paradosso questa nota negativa è proprio quella che rende il piccolo edificio particolarmente suggestivo ed interessante.
Proprio per il fatto che da essa è immediatamente fruibile questa intrinseca nota di ricerca del risparmio, di povertà di mezzi e di risorse che la rende proprio per questi motivi come si suole dire “più preziosa agli occhi del Signore”
Il Santuario dei Caffì
Si trova a circa due chilometri da Cassinasco, sulla strada che porta a Loazzolo.
E’ collocato su una zona in rilievo che domina su Bubbio e la relativa parte della Valle Bormida al centro di un nevralgico incrocio di stradine secondarie che collegano fra di loro appunto la Valle Bormida e la Valle Belbo
Suggestivo l’interno con le pareti letteralmente ricoperti di foto, quadri ed oggetti di natura votiva lasciati dai moltissimi fedeli come ricordo e ringraziamento per grazie ricevute
Evocative le leggende legate all’edificio religioso