Tex Willer: un fumetto, un amore immediato, tanti ricordi, qualche problema
Non potevo di certo immaginare tutti i problemi che mi avrebbe creato in futuro, la prima volta che mi è capitato tra le mani un vecchio fumetto di Tex Willer Fosse adesso prima di leggerlo, avrei preso qualche precauzione, mi sarei preparato, magari assunto in tempo qualche antidoto.
Mi trovavo a casa di mia zia Rosa quando ancora abitava in affitto “Al Tanne” una delle tante proprietà di un possidente della zona.
L’edificio si trovava e si trova in regione Cafra, nei pressi della chiesetta Nostra Signora delle Grazie e della splendida dimora dei Sizia, antica casata di signori del luogo. Lì la zia viveva con il marito Giovanni e il figlio Adriano.
In effetti era una scoperta strana trovare un fumetto in casa di mia zia, persona nota per la sua pragmatica parsimonia e idiosincrasia per ogni spesa superflua; data la profondità del legame che li legava non credo che Adriano, in un momento di parossistico delirio, lo avesse comprato ad insaputa della madre, probabilmente era un regalo od un prestito di qualche amico.
Fatto sta che aprendo quel cassetto con l’innocente curiosità dei bambini (di quella generazione) il fumetto era là con la sua bella copertina colorata e con l’inconfondibile eroe in primo piano , mano ovviamente sulla fondina della pistola nella tipica posa vigile del duello, classica camicia gialla, il foulard rosso vivo così ben delineato, in testa il largo cappello da cow-boy che sembrava un tutt’uno con il resto, e poi quello sguardo bellissimo e determinato, così intenso ed affascinante.
Ma ci pensate? Tex Willer che ti parla”Ciao Gianfranco, io sono Tex, aspetta un momento, sistemo questo sbruffone e sono da te“. E fu amore a prima vista, il classico colpo di fulmine, il rapimento totale. La gioia della lettura un fatto scontato, una consapevolezza a priori, una scarica di adrenalina.
Come potevo allora immaginare che Tex mi sarebbe entrato dentro quasi diventando una mia stessa parte, che non mi avrebbe mai più abbandonato, nemmeno adesso, a più di 50 anni di distanza, quando, almeno in teoria, dovrei possedere la giusta maturità (secondo me non si raggiunge mai) e quel minimo di razionalità per una giusta analisi, non riesco o non voglio separarmene del tutto.
Da quel primo indimenticabile, travolgente contatto con Tex è iniziata la mia indagine per capire come potevo arrivare ad averlo di nuovo e grazie alla mia costante, determinata e logorante opera di persuasione su quella donna troppo buona che era mia madre sono riuscito ad averne, inizialmente in modo saltuario, qualche altro numero. Poi, accentuando la già di per sé grave crisi di astinenza ad ottenerne la fornitura mensile.
La realizzazione di un sogno per me, una spina nel fianco del gestore della piccola edicola del paese sicuramente angustiato dalle mie continue, pressanti richieste sull’arrivo del nuovo numero.
Tex aveva la priorità su tutto, quando dopo la lunga attesa ricevevo finalmente dall’edicolante la agognata conferma“Si è arrivato” nulla poteva distogliermi dalla lettura.
Siccome generalmente ritiravo il fumetto finita la scuola, al momento di tornare a casa, quel giorno lì mangiavo in fretta e furia per non dire che quasi saltavo il pranzo per immergermi nella lettura e degli impegni presi con gli amici per il pomeriggio non me ne ricordavo nemmeno più, i giochi potevano aspettare, le avventure di Tex no.
Il problema o perlomeno l’inizio del problema è che non mi accorgevo che stavo immedesimandomi troppo, forse era solo una questione di carattere, che so, magari il fatto di appartenere all’Acquario, segno zodiacale di per sé fortemente romantico ed esageratamente idealista avrà influito, forse qualche retaggio atavico, qualche naturale predisposizione genetica.
Insomma il motivo preciso non lo so, ma piano piano, senza accorgermene, “ stavo diventando Tex“, mi stavo pian piano adeguando al suo modo di pensare e di fare, volevo e cercavo di agire come avrebbe fatto Tex al mio posto.
Così ogni volta che mi trovavo davanti ad una difficoltà, un problema da risolvere, una situazione particolare la mia prima riflessione era sempre la medesima: se non vuoi sbagliare “pensa a cosa avrebbe fatto Tex al tuo posto, fa come lui “e davvero cercavo di applicare nella mia realtà il suggerimento. Beh capirete subito anche voi come, a volte le conseguenze siano state pesanti.
Un conto è essere Tex in un fumetto, dove le pallottole ti sibilano vicino, ma ti colpiscono al massimo di striscio, dove ti puoi permettere di prendere a sberle il politico o il generale corrotto di turno senza pagarne le logiche conseguenze, dove puoi mai dover rinunciare alle tue idee e non accettare nessun compromesso perché hai gli”Sghei” sotto forma di oro della riserva Navajo. In una realtà dove puoi contare sempre e ovunque su amici pronti a morire per te, dove sei il più bravo con la pistola e possiedi una forza fisica al di sopra del comune, un conto è essere Gianfranco nella realtà quotidiana.
Cosi a volte le ho buscate di santa ragione per “essere come Tex” davanti alla prepotenza di un ragazzo più grande, o per difendere un amico in un altra rissa. Un paio di volte mi sono fatto buttare fuori dalla scuola per non avere passivamente accettato imposizioni dettate dall’esaurimento nervoso di una maestra, e molti dei problemi di comprensione in famiglia, soprattutto con mio padre (anche se c’erano altri problemi) scaturivano da quel “Tex non sarebbe stato zitto“.
Ovviamente sino a quando si è un bambino e un ragazzino questa patetica identificazione è comprensibile e i conseguenti comportamenti tollerati e perdonati, il problema è che io ho continuato ad essere abbastanza fedele al personaggio anche nell’età adulta.
E’ ovvio che come ho già detto ci vuole una predisposizione naturale di cuore e mente, migliaia di lettori avranno letto e amato il personaggio di Tex restando però con i piedi ben piantati per terra, separando cioè finzione da realtà.
E anche se è vero che molte altre letture successive a Tex hanno sortito un pò lo stesso tipo d’influenza nessuna ha avuto la stessa incisività nel contribuire a rendermi un “diverso”, un pò “fuori dai comuni schemi” guardato quasi con sospetto e una sorta di timore dalla gente, “Cul’è a lè in pò balurd- A lè divers dai iac- A lè en gasò” (“Quello lì è un pò balordo- E’ un diverso- E’ un gasato”)
Di Tex credo di possedere la stessa idiosincrasia per ogni minima forma di vantata superiorità e di prepotenza , l’esigenza estrema di giustizia e difesa dei più deboli, l’amore per quei valori di etica e moralità e reciproco rispetto che sono gli unici in grado di dare un senso alla vita, il senso dell’amicizia, come Tex pochi ma affidabili.
Ma cosa volete che faccia uno che crede in certi valori come Tex ma che ha le armi spuntate, il cazzotto deboluccio, la mira compromessa dai problemi di vista, la determinazione vacillante la costanza incostante, il coraggio smussato, lo spirito di abnegazione altalenante, la scorta d’oro della riserva navajo a zero ?
Per questo ad un amico, qui del paese, che da 40 anni ironicamente e con una punta di sarcasmo mi paragona a Tex Willer rispondo sempre; “Potessi almeno essere la metà di Kit Carson”
D’altra parte che Tex sia così tanto seguito ed amato da sopravvivere per 50 anni ad ogni tipo di crisi è logico, a parte gli indubbi meriti di Bonelli e di tutti i bravissimi disegnatori e collaboratori che hanno saputo creare e mantenere, nel tempo, un prodotto di alta qualità, Tex incarna l’eroe per eccellenza: forte, coraggioso, determinato, sincero, perennemente in lotta contro ogni forma di prepotenza ed ingiustizia, sempre pronto a sacrificare la propria vita per un amico, per il trionfo della verità e della giustizia.
Tex è appunto un texano ma, nella guerra secessionista, si schiera con gli antischiavisti, corre ad aiutare qualsiasi popolo, regione, città, villaggio dove viene negata la libertà, si schiera immediatamente in difesa degli indiani contro il colonialismo sfrenato. Tex è un mito, è proclamazione dei valori, l’umanità contro la disumanità, la dignità contro il qualunquismo, l’uomo contro la sua stessa negazione
Credo che se tutti noi rileggessimo un pò delle sue avvincenti pagine e nel nostro piccolo ci sforzassimo almeno un poco, anche se in modo incompleto, per quel che umanamente possibile ma con assoluta costanza di imitarne il pensiero, la moralità, l’impegno sociale, il desiderio di libertà davvero potremmo creare quel mondo migliore che tutti quanti, esclusi coloro che della malvagità fanno “una professione” vorremmo vedere.
Inoltre l’amore intrinseco, l’empatia primordiale che la maggioranza delle persone hanno per Tex e tuti gli eroi simili a lui non sono forse un messaggio prepotente che è quello che tutti noi bramiamo? che è quello che in fondo ci contraddistingue, che è quella la strada da percorrere.
L’immedesimarci nel personaggio, il coinvolgimento emotivo , l’immediato schierarci dalla sua parte non sono quel grido dell’anima che dobbiamo imparare ad ascoltare, e seguire e che, qualche volta, facciamo ma solamente in maniera incostante ed alternante
Per questo anche se mi ha causato tante rogne e qualcuna ancora oggigiorno, non sono spiaciuto di essere almeno rimasto ideologicamente in sintonia con Tex, certo che come sempre è molto comodo, Tex era innanzitutto azione ancora prima di pensiero, io sono tanto pensiero ed azione poco, lui corre in aiuto dei più deboli, sempre, io il più delle volte mi limito a desiderare di farlo, lui è pronto a sacrificarsi in prima persona, non si pone interrogativi sulle possibili conseguenze, io, invece, mi muovo con grande cautela.
Quindi lungi da me l’idea di giudicare o condannare chiunque, nessuno può farlo senza almeno indossarne le scarpe per un periodo abbastanza lungo. Ma cosa ci resta se soffochiamo anche questo anelito e questo richiamo, questa voce che, magari nascosta, avvilita, confusa resta comunque presente in qualche nostra profondità.
Molte volte lo sbaglio che facciamo tutti a priori sentendoci impotenti, inutili, davanti a tutte le ingiustizie di questo mondo è quella di rassegnarci del tutto. D’accordo, non siamo come Tex, nessuno di noi può essere come Tex , ma anche se è vero che non siamo più di un granellino di sabbia, è anche vero che milioni di granellini fanno una spiaggia