Un pò per la pigrizia, un pò per gli impegni ed altri interessi erano già diversi mesi che non andavo al cinema, anche perchè è tipico del mio carattere immergermi completamente in un attività o abbandonarla del tutto, per cui generalmente se vado al cinema come qualsiasi altra cosa o lo faccio spesso o non lo faccio mai.
Ci voleva un richiamo al passato per scrollarmi questo periodo di apatico disinteresse per le proiezioni cinematografiche, Thor al cinema “Cristallo” di Acqui Terme, una pellicola sul figlio di Odino, un film sul mitico Dio del Tuono, da un calcolo approssimativo saranno stati 40 anni che non vedevo più Thor, certamente rispetto a personaggi come Tex e Zagor l’intensità e la durata del mio “invaghimento”sono stati per lui decisamente minori ma ciò non toglie che, grazie al prestito di un amico un pò più grande di me, per un certo periodo le nostre strade si sono “incrociate”.
Così anch’io ho sovente ricevuto gli energici rimbrotti di Odino, arginato a fatica gli attacchi di Loki, salvato il mondo dalla distruzione grazie al pesante martello da forgia dell’officina di mio padre che lanciato con la mia impressionante forza non faceva più di un paio di metri ma che però bastavano a sconfiggere qualsiasi terrificante mostro.
Siccome credo che fondamentalmente tutti noi restiamo dei bambini o che perlomeno anche se soffocato e vilipeso dall’adultà razionalità nel nostro profondo rimane qualcosa di quella bellissima e fantastica capacità di sognare e di immedesimazione tipica dell’infanzia.
Quando ho sentito dire dai miei ragazzi che “Ad Acqui danno Thor” ho rizzato automaticamente peli ed orecchie, insomma sono andato a vederlo.
Beh, tutto sommato per me è stata una delusione, pur ammettendo a priori che in parte sia legata all’impossibilità per la pellicola di rispondere alla grande aspettativa del rinato bambino ansioso di “ritrovarsi”
Per me il film si è rivelato abbastanza modesto, perlomeno rispetto a film come Iron Man o i vari Batman piacevoli per spettatori di ogni età questo è un film adatto solo per un pubblico di bambini e ragazzini. Kenneth Branagh ha dimostrato la sua bravura oltre che da attore come regista diverse volte ma qui il suo tentativo di filtrare la storia a fumetti creata nel ’62 da Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni) con il mondo shakesperiano non ha funzionato.
Innanzitutto la trama è inconsistente e al di là del banale, la sceneggiatura fragile e debole, se infatti nel mondo di Asgard il personaggio trova una qualche sua autenticità e trasposizione sulla Terra il film funziona molto meno, mancando totalmente sia di ambientazione che di spessore emotivo, sembra quasi che tutto quanto, dalle scene sghembe e confuse, dai costumi e dai rapporti fra i personaggi sia tutto improntato sul banale.
Gli attori seppur bravini sembrano straniati dal copione, freddi e compassati, a volte addirittura ridicoli nei loro ruoli. L’attore Chris Hemsworth, ha come merito maggiore di possedere un fisico imponente e statuario, unica cosa che lo avvicinano al nostro eroe, per il resto niente, meno espressività dei primo Eastwood dei film western di Sergio Leone, niente di quella gelida e impressionante energia del mio Thor, niente della sua , quasi arrogante, superiorità .
E anche Odino?, per carità bravo come sempre Hopkins, che ha saputo comunque dare il suo tocco di classe, ma cosa è successo al “Padre degli Dei“, un calo di pressione? un attacco di gotta?senilità precoce”? Cosa ne è stata della sua imponente regalità, dei suoi magnifici e spaventosi attacchi di ira, della sua sferzante energia, tutto dissolto, un vecchio che attende la morte.
Salvo la figura di Loki abbastanza ben delineata dal regista e dal bravo Hiddleston, ma si sa la parte del cattivo è talmente intrinseca e naturale nel genere umano che alla fine è sempre la più facile, basta essere se stessi.
In questo modo alla fine, il desiderio di un cinema in grado di unire alto e commerciale, classico e moderno, teatrale e computer grafica si infrange proprio sul terreno più determinante, quello del respiro epico.
Un film che ti lascia ai bordi quasi estraniato, senza il minimo tanto desiderato coinvolgimento emotivo. Voto mio all’età di dieci anni 8 Voto mio adesso 5 e mezzo