Presenze del Cognome Anfora in Italia
Ci sono circa 58 Anfora (sito Cognomix. it) in Italia.
32 Campania 2 Emilia- Romagna 10 Lazio 1 Basilicata 3 Puglia 1 Abruzzo 3 Sicilia 1 Veneto 2 Piemonte 1 Marche 2 Toscana
Dal latino latino Amphora, greco “am- phoreus” con “am” forma contratta di “amphi” (da due parti) e “phoreo“da “phero” (portare) recipiente che si può portare da due parti (sito etimo. it).
Nello specifico grande vaso ad ansa con collo stretto e due manici che lo rendono adatto al trasporto in due utilizzato oltre che per il trasporto anche per la conservazione dei liquidi. La forma greca originaria “ἀαμχιϕορεύς” è già citata da Omero nelle sue opere.
Origine del termine e cognome
Per dare una spiegazione all’origine di questo particolare cognome bisogna, per forza di cose, risalire alla notevole importanza effettiva e simbolica di questo caratteristico recipiente e del suo nome.
Per prima cosa quello legato alla sua funzione di contenimento e travaso dell’acqua, liquido purificatore per eccellenza, e quindi fonte di rigenerazione mentre il versamento rappresenta il continuo fluire della vita e dell’energia come elemento di purificazione della materia.
E’ la simbologia che si trova nella Temperanza dove l’angelo vuotando l’acqua da una anfora d’ argento in alto a sinistra e una d’oro in basso a destra mette in comunicazione e concilia i “contrapposti”
Attraverso il fluire dell’energia magica e spirituale dell’acqua che riporta all’equilibrio e alla ragione gli elementi disposti in caotica tensione e opposizione, questa valenza di trasformazione è chiaramente espressa nel miracolo della trasformazione dell’ acqua in vino compiuto da Gesù al banchetto nuziale e nel battesimo stesso, atto di purificazione e “trasformazione” per eccellenza.
L‘anfora quindi concepita come contenitore della conoscenza, del sapere, della magia e della spiritualità, fonte di rigenerazione e di equilibrio, simbolo medesimo dell’uomo, anch’egli contenitore di elementi in cui può dominare il caos e l’irrazionalità o la “conciliazione degli opposti” e quindi l’equilibrio e la pace.
Inoltre l’anfora in antichità era anche considerato simbolo del corpo che ospita l’anima e la grazia e quindi con le sue forme e con le sue rotondità la femminilità e soprattutto la maternità, quindi come contenitore di nuova vita, (d’altronde il vasaio rappresenta l’opera di Dio che modellando l’argilla ha creato la vita)
Nota invece l’importanza delle anfore come contenitori per il trasporto e la conservazione di prodotti agricoli, soprattutto olio e vino, i primi documenti relativi al loro utilizzo risalgono alla fine del III millennio A. C. in Siria.
inoltre, alla fine della loro “attività”, non andavano mai sprecate ma riutilizzate in varie maniere, come contenitori di ceneri di defunti o vere e proprie tombe d’inumazione interna, o come culle, tagliate a metà e sospese con corde.
Erano anche apprezzate per le loro caratteristiche nei cantieri edili, come isolanti termici nelle pareti, per alleggerire e consolidare le strutture dei tetti delle chiese nel periodo bizantino e medievale, negli impasti di calce che rendevano più resistenti e come già detto più isolanti.
Un discorso a parte merita quello delle anfore panatenaiche che, riempite di olio degli uliveti sacri del monte Imetto, venivano date come premio per la vittoria nelle gare volute da Pisistrato in occasione della grandiosa festa religiosa organizzata in onore di Atena e che erano dei veri e propri capolavori d’arte.
Il cognome è quindi legato alla notevole importanza di questo recipiente, magari riferito a qualche mestiere ad esso collegato come quello del vasaio od altre attività parallele magari anche a sfondo religioso e celebrativo.
Comunque il cognome è tipico di Casale di Carinola (CE),dove la famiglia patrizia, probabilmente di origine normanna, si era stabilita nel XII secolo e che sembra avere preso il cognome dallo stemma del casato legato come già, ampiamente trattato, ad anfora come recipiente (pythos, anfora).
Secondo alcuni studiosi il cognome ha anche altre varianti legate a variazioni fonetiche dialettali od a errori di trascrizione od anche al significato di anfora nella sua valenza di antica unità di misura di volume greca (ἀμφορεύς) e romana corrispondente a metà metreta (poco meno di 20 litri)
Curiosità
A proposito del termine “anfora”nella sua valenza, come abbiamo già visto, di unità di misura già usato nell’antica Grecia e a Roma è documentato su libri che fanno riferimento ai secoli XIII e XVI come l’attuale, notissimo simbolo @ degli indirizzi e- mail altro non fosse che un icona utilizzata comunemente dai mercanti italiani e soprattutto veneziani.
Si tratta proprio dell’ abbreviazione di “anfora” nella sua valenza di unità di misura e siccome anche il termine spagnolo “arroba” unità di volume per il vino che come unità di peso (25 libbre- 11,5 kg) è tradotto nel dizionario spagnolo con anfora è chiaro come l’abbreviazione @ fosse usata sia nel mondo greco-latino che in quello arabo-ispanico
Etimologia Stupidaria
L‘origine del cognome è quasi automaticamente collegabile, secondo la mitologia greca, al nome della prima donna creata cioe a Pandora e al relativo mito del vaso di Pandora dal quale per la curiosità tipicamente femminile della donna,che nonostante l’ammonizione ricevuta da Zeus non seppe resistere alla tentazione di aprirlo uscirono tutti i mali che afflissero da allora in poi il mondo.
Le connessioni e coincidenze sono diverse, per prima cosa rilevamenti e scoperte di antichi vasi ed icone documentano per la donna creata da Efesto ed Atena, un secondo nome, quello di Anesidora (“quella che contiene i regali”) che rappresenta in pratica un collegamento ed un interazione tra le figure di Gea, Demetra e Pandora stessa in una sorta di unificazione nell’idea della Grande Dea o Grande Madre.
Da qui la possibilità di confusioni fonetiche popolari con la soppressione della consonante “P” e il successivo cambiamento della “D” in “F” Secondo collegamento l’idea del vaso rappresentato in moltissime icone come un anfora appunto. Un altro parallelismo e nell’etimologia stessa dei nomi Anesidora e Pandora(da “Pan” con valenza di tutto e “dora” che sta per dono quindi “tutta doni- piena di doni”)con la simbologia della conservazione e trasformazione della realtà tramite il travaso.
Poi la mitica figura di donna è sempre immediatamente associata al vaso, quindi ovvia una simmetria ed una comunanza profonda per cui logico comprendere perchè il vaso abbia acquisito la definizione di Anfora(Pandora-andora-anfora)
Una seconda spiegazione della nascita del ceppo originale ha invece un legame stretto con un altro nome, quello del personale femminile Cora dal nome greco Kore che sta per fanciulla, giovinetta ed anche figlia, il nome indicava nella mitologia greca Persefone dea dell’oltretomba e dell’agricoltura e simbolo della natura.
La leggenda nasce appunto nell’antica Grecia. Sembra che la moglie di un generale greco avesse perso la vita durante il parto della figlia, il padre, profondamente legato alla moglie riversò tutto il suo amore sulla figlia che per desiderio della madre aveva chiamato Cora.
La ragazza crescendo si trasformo in una donna di rara bellezza ma dal carattere cupo ed inquieto, il padre senza alcuna consapevole intenzionalità e senza rendersene conto forse aveva troppo spesso parlato delle qualità della sua compagna, del profondo amore che li univa e dell’immenso dolore che gli aveva causato la sua perdita, fatto sta che nella figlia più cresceva in età e più si radicava la convinzione di essere stata la causa della morte della madre.
Questa logorante convinzione aveva portato la ragazza a chiudersi sempre più in se stessa ed ad abbandonarsi ad un tipo di vita dissoluta, immorale e dai facili costumi, concedendo le sue grazie a chiunque capitasse nei paraggi.
A nulla valsero gli sforzi del padre per correggerne il comportamento, anzi la ragazza sembrava reagire nello stesso modo sia ai rimproveri e punizioni che alle preghiere e suppliche del padre peggiorando ancora di più la situazione. Il povero genitore che era stato un generale di valore dall’aspetto fiero e spavaldo cominciò sotto il peso di quel dolore insopportabile a curvarsi in avanti sino a diventare in poco tempo del tutto gobbo.
Tra i conoscenti che parlavano spesso della misera fine dell’illustre personaggio cominciò a diffondersi l’abitudine per sintetizzare la condizione dell’uomo che era stato “curvato da Cora” e siccome nelle antiche voci indoeuropee e sanscrite la radice di piegare, curvare era “ank” così come piegato faceva “ak- na” il termine usato per definire il vecchio generale era “ank- Kore“, appunto “curvato da Kore“, latinizzato poi in “Ancora” e poi per variazioni fonetiche o trascrittive in “Anfora“.
E’ anche possibile che il soprannome “anfora” sia stato coniato direttamente all’epoca dei fatti dalla popolazione per sottolineare che il protagonista per salvarsi dalla triste fine di diventare “AnKora“avrebbe dovuto molto tempo prima metterla fuori dalla porta e siccome in antichità per indicare l’espressione “alla porta- sulla porta”si usavano le voci “foris, fora, foras“ecco spiegata la nascita diretta del soprannome”Anfora“