Distribuzione del Cognome Bifolco in Italia
Ci sono circa 69 Bifolco in Italia (sito Cognomix. it)
41 Campania 1 Liguria 11 Lazio 1 Calabria 4 Lombardia 1 Umbria 3 Piemonte 1 Trentino A. A. 3 Basilicata 1 Sardegna 2 Emilia- Romagna
Ad un analisi frettolosa l’origine genealogica ed etimologica pare scontata così come scontato pare il significato a volte accompagnato da una vena dispregiativa del termine e cognome “Bifolco“.
Straordinaria quantità di ipotesi sull’origine
Particolarmente accesa e complessa è invece la discussione tra gli esperti sulle origini, la provenienza e la natura di questo cognome e quindi anche del termine in senso letterale.
Infatti anche se tutti sono concordi sulla sua relazione con “bifolco” come mestiere cioè come mandriano o custode di buoi ” diversi sono gli intrecci, le sfumature e divergenze che scaturiscono da un’analisi più approfondita.
Anche se c’è appunto un omogeneità di vedute sul fatto che alcuni ceppi siano la derivazione di soprannomi legati a questa attività e quindi con base etimologica nel latino classico “bubulcus” volgarizzato in “bufulcus” (guidatore di buoi) e poi italianizzato in “bobolco- bofolco- bifolco altri ipotesi vengono portate avanti ed affiancate a questa
Molti studiosi ritengono infatti che diversi ceppi non derivino da soprannomi legati all’attività del contadino ma direttamente, per parentela, dal nome medievale Bifolco, abbastanza diffuso nell’ antichità soprattutto in Toscana dove è già documentato (Siena)nel’200, con la presenza di uno studio notarile Bifolco e con personaggi noti come Bifolco del fu Riccio di Chiusdino e Bifolco di Bandino.
Il Cognome Bifolco nella cultura e mitologia classica greca
Secondo gli esperti è evidente un legame ed un intreccio di questi cognomi con il termine “boote” (dal greco “boutes”) che ha una valenza del tutto simile a “bifolco“.
Boote o Bifolco era, sia per i greci che per i latini, il custode dei “septem triones” (Settentrione) cioè il guidatore dei sette buoi rappresentati simbolicamente dalle sette stelle del Grande Carro dell’Orsa Maggiore.
Questa costellazione risale quasi sicuramente ad un epoca remota, anteriore alla civiltà ellenica testimoniando i legami preistorici tra l’osservazione del cielo ed il progressivo passaggio di civiltà basate sulla caccia ad attività di pastorizia ed agricoltura.
Il nome è già citato in testi di letteratura prima del 800 a.C. al tempo di Esiodo. Alcuni studiosi sostengono che il nome Bootes ha alla base il significato di “rumoroso- clamoroso” riferite alle urla e ai richiami del pastore alle sue bestie.
Inoltre anche nella mitologia classica tra le varie leggende a parte quella che racconta che Boote altri non sarebbe che Arcas, il figlio che Zeus ebbe da Callisto e per questo trasformata in orsa dalla vendicativa Hera e che il Re dell’Olimpo, per sottrarli al castigo per aver profanato il tempio li posizionò entrambi in cielo, Callisto come Costellazione dell’Orsa Maggiore ed Arcas come suo guardiano che la fa girare attorno al polo, cioè appunto il Boote.
Anche le altre interpretazioni sono in qualche modo legate all’attività dell’agricoltura: una racconta che Filomeno, uno dei due figli nati dall’unione di Giasone e Demetra (Dea dell’agricoltura) fu l’inventore dell’aratro e che Zeus, sia per premiarlo per la sua realizzazione che per assecondare il desiderio di Demetra lo pose appunto in cielo col nome di Boote o Bifolco.
Per questo la costellazione vicina al Grande Carro è vista anche come un aratro e Boote è spesso chiamato l’aratore.
Anche un altra leggenda ha dei chiari riferimenti all’agricoltura, qui il Boote sarebbe Icario (nulla a che vedere con l’Icaro dalle ali di cera) a cui Dionisio insegnò a coltivare la vite per fare il vino.
Icaro offrì il suo vino a dei pastori che ubriacandosi si sentirono male e pensando di essere stati avvelenati lo uccisero. La figlia Erigone disperata si suicidò ed il loro cane, poco tempo dopo, morì per il dolore della perdita degli amati padroni. Zeus, commosso, li pose in cielo come stelle, Icaro appunto come Boote, la figlia come la Vergine ed il cane come Cane Maggiore o Minore.
Altre interpretazioni e teorie
Ma l’interessante e vasta valenza etimologica del termine Bifolco non si esaurisce qui. Secondo alcuni studiosi l’area semantica legata al termine “bue”(lat: bos, bovis) s’incrocia probabilmente con quella di “bubo- bubonis” trasformato poi come molte altre voci in “bufo, bufonis” (gufo) richiamando a sostegno della tesi l’esistenza della forma “bufuce” molto simile secondo loro appunto a “bufulcus”(bifolco come si è visto)
Per altri lo studio e l’analisi del termine , facendo notare per prima cosa che Omero chiama i buoi con l’appellativo “helik. es“che non ha nulla a che vedere con la particella “bu” e che nel lessico greco aratore e pastore sono identificati anche con le voci “boukos- bokos” da “bous”+ “kos“.
Anche in questo caso senza alcuna attinenza con la particella “bu”. Gli esperti ritengono probabile se non un origine del tutto staccata dalla radice “bovis” perlomeno intrecciata e parallela la desinenza “fulcire”
Fulcire oltre al significato di “puntellare, sostenere” che ha anche valenza di “calcare premere, spingere, incalzare” che per loro potrebbe essere riferito non all’incalzare dell’aratore verso i buoi ma piuttosto alla figura del questuante che durante le cerimonie religiose, munito un tempo del classico fazzoletto legato sui quattro angoli, (sostituito poi dall’apposito sacchetto) si occupa della ricerca e raccolta delle elemosine esercitando appunto un tipo di pressione sui presenti.
Per questi studiosi la particella “bu” è solamente un rafforzativo (col medesimo significato) della desinenza “folco“come si ritrova nel tedesco “be- folgen“(eseguire, seguire)e “bei- folgen“(stare appresso, seguire subito, incalzare ) che richiama l’inglese “follower“(seguace, ammiratore, spasimante) che ha appunto un significato collegabile a quello di “questante”.
Valenza sessuale
Infine la maggior parte degli etimologisti vede alla base di “bifolco“la stessa radice “b- r- k= f- l- k” comune alla maggioranza di tutti i termini che iniziano con “b” + vocale con una chiara allusione ai due sessi e all’atto sessuale che ha origini preistoriche quando è ovvio pensare che l’uomo nel coniare le prime rudimentali sillabe del linguaggio facesse riferimento alla cosa più importante e magica che possedeva, il sesso appunto.
Gran parte degli studiosi concordano infatti che mentre il monosillabo “ma“ già in epoche antichissime venne fissato per definire la “madre” e al contempo il sesso femminile il monosillabo “ba“fu impresso come significato di “padre” e per indicare il sesso maschile.
Nel tempo si ebbe poi una prevalenza (probabilmente legata all’antica dominanza dell’uomo sulla donna) della “b” sulla “m“che passò quindi ad indicare spesso entrambi i sessi, come per esempio è evidente in termini come “bocca“che allude al sesso femminile e “becco” che richiama quello maschile.
Per sottolineare questa evidente valenza di base sessuale basta prendere in considerazioni alcuni termini con valenza molto simile al nostro “bu- fulcus”.
Tanto per iniziare proprio il termine “boukolos“che si è appena visto ha lo stesso significato cioè di pastore ha anche valenza di guidatore di buoi e vacche (maschile e femminile) e l’espressione “epi- boukolos boon” significava “bastone sopra le vacche” (allusione al sesso maschile dominante sulle femmine).
Tipica è la voce antichissima “baba“che in tutte le lingue ha questa valenza di richiamo all’uno o all’altro sesso essendo spesso una variante per cambio di consonante dell’espressione “mama“con quindi il significato di mamma o padre e quindi di sesso femminile e maschile. Nella lingua slava il baba ha il significato italiano di “pane” e del piacere dato dal “cibo”(il sesso maschile che sazia quello femminile).
Facile intuire che anche il termine “babbeo” simile al francese “babà“ha la medesima base etimologica cioè il significato di “coglione”con valenza dispregiativa nei confronti del sesso maschile anche se “babà”nel gergo popolare fiorentino ha invece un significato positivo in quanto vezzeggiativo usato dalle donne nei confronti del proprio amante.
Si utilizzava un bisillabo sulla base di “ba“per indicare il sesso, il termine “baubon“indicava per esempio un fallo di cuoio, la voce “babai” come quella latina “babae“(corrispondente dell’italiano “babà”) ha il significato di “benissimo- a meraviglia” con la solita allusione all’atto sessuale e al piacere derivato. (Fonte: web. tiscali. it/ psilibello)
Molti altri termini hanno come base un legame a queste voci primordiali, il latino “broccus“e la sue varianti(brochus, brocchus, broncus, bronchus) con il significato di “sporgente-prominente”,”brogkos“(corda, laccio).
Anche “bruciare“ richiamava in passato l’idea del calore nell’atto sessuale con un collegamente al greco “frugo” (brucio). L’italiano “buca- buco- bucato” ha un chiara allusione al sesso femminile e quello maschile (immergere nel buco).
D’altronde anche la voce latina “bifurcum-bifurcus” che letteralmente significa “biforcazione” e “a due punte” porta insita in sè l’allusione sessuale perchè oltre a “furca”(forca) che richiama l’organo sessuale femminile al maschile (forco) ha anche la valenza simbolica di “con due peni”. Molto simile a quella appunto del nostro “bifulcus“che ha il significato di “grande pene” così come in “bifolca“il significato generale di “grande spazio” ha un evidente allusione all’organo sessuale femminile.
Infatti la maggioranza degli esperti sostengono che il termine “bubulcus“non va scisso in “bub-ulcus” ma piuttosto in “bu-bulcus“dove “bu” è l’ormai nota ed antica particella che indicava il sesso con la desinenza “bulcus“variata in “fulcus“con, come si è visto, l’identica valenza.
Alcuni studiosi però non sono del tutto d’accordo con questa teoria sostenendo che almeno all’inizio “bifolco“aveva un significato dispregiativo legato al greco “folkos“usato anche da Omero nell’Iliade per definire Tersite come un “coglione” cioè come un buono a nulla, uno senza valore con un allusione generale in tal caso negativa alle deludenti capacità sessuali dell’apostrofato di turno.
L’ipotesi concorda con quella che considera “bifolca“(oppure biolca)un antichissima misura di superficie agraria superiore di poco ad un quarto di ettaro la cui misura perimetrale quasi sicuramente era, come si usava allora, un multiplo della lunghezza media del membro virile maschile (come per esempio il miglio)
Etimologia Stupidaria
Sino a quasi tutto il secolo XIX lo sviluppo della meccanizzazione in agricoltura era cresciuto in modo lentissimo tant’è vero che persino l’aratro aveva fatto pochissimi passi per cui era ancora in auge, in molte zone, il tipico aratro a chiodo molto simile ai più antichi aratri dell’epoca romana.
Immaginate la novità e il sorpreso interesse cagionato dall’utilizzo del primo aratro bivomere della storia trainato con gran fatica da una coppia di buoi guidati da un robusto contadino.Un contadino scoperto a guidare un simile aratro capace di realizzare contemporaneamente due solchi invece di uno non poteva che essere definito un “bisolco, classico cambiamento di vocale ed ecco l’origine del cognome Bifolco