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Cognome Diana: la Dea che rubò la luminosità

8 Febbraio 2018 by Gianfranco

Diana come Cognome
La Dea Diana

Diana: Cognomi Italiani Particolari

Ci sono circa 3318 famiglie Diana in Italia (sito Cognomix.it): 834 in Campania, 768 in Sardegna, 368 in Lazio, 210 in Lombardia, 185 in Piemonte, 168 in Puglia, 152 in Sicilia, 119 in Friuli V.G., 108 in Veneto, 102 in Emilia-Romagna, 87 in Liguria, 83 in Toscana, 49 in Calabria, 31 in Molise, 13 in Umbria, 13 in Abruzzo, 11 in Trentino A.A., 8 in Basilicata, 6 nelle Marche, 3 in Valle d’Aosta

 I soliti amici: “Si vantava  di aver sposato una Diana (di cognome), adesso si becca certe frecciate”

Il cognome Diana: origine e significato

Etimologicamente la radice si trova nel termine latino “dius”, arcaico “divios” per cui il nome originario sarebbe stato Diviana.

La radice “div“ è strettamente collegata al vedico “di” che sottende quasi tutte le voci che hanno questa valenza di “splendo, brillo”.

Un errore consueto è considerare questa luce come quella della luna senza considerare che l’identificazione della Dea con il satellite luminoso è avvenuto in un secondo tempo.
In un primo tempo la popolazione antica si riferiva ad una luce diffusa, che lotta contro il buio, che penetra fra le fronde boschive e negli angoli più schivi, anche per questo la si riteneva protettrice della natura.

Probabilmente, in un secondo tempo, anche a “dies“, quindi con valenza di luce diurna, collegata all’antica leggenda secondo la quale la dea si era innamorata perdutamente di Lucifero, ( sua stessa metà, fratello e figlio) e della sua luce. Riusci, con un sotterfugio, ad avere un amplesso con lui e ad impadronirsi della sua luminosità diventando in pieno dea della luce (Diana Lucifera).

Una figura quindi carica di valenza positiva, tutto quello che vive, vegeta e si muove nei boschi è sotto la sua protezione. Al contempo è anche dea della caccia, raffigurata con l’arco, la faretra e la fiaccola.
E’ venerata dalle donne come dea delle partorienti e della fecondità in associazione alla solita idea della luce quindi che “da luce” ai neonati.

Diana è anche protettrice dei miseri, della plebe e degli schiavi. Infatti il giorno dedicato alla festa di Diana è anche detto “servorum dies festus“, “festa degli schiavi” appunto.

Ma Diana è associata soprattutto alla luna, Dea della luna quindi e degli incantesimi notturni sempre con generale valenza positiva. È proprio la luna il suo principale alter ego in particolare nella forma a mezzaluna, detta anche a falce.

Probabilmente proprio da questa particolare forma “cornuta” della luna ha preso spunto il Cristianesimo per concepire e realizzare l’icona del Diavolo da cui far partire la sua progressiva demonizzazione ed implacabile trasformazione in un simbolo di negatività collegato al satanismo, alla magia nera e alla stregoneria.

Diana (con le analoghe forme Deana e Dejana) ha alla base quindi il matronimico Diana che può appunto derivare dal nome della Dea della Luna, dei boschi, della caccia, sia il nome comune Diana che in molte regioni della penisola e in Sardegna (dove è più documentato) era già diffuso prima del 1300, legato alla progressiva sostituzione del culto della Dea Madre con quello di Diana.

I contadini infatti avevano già in epoca antica iniziato a chiamare la Dea con il nome di “Jana” durante i culto per la luna nuova (“Jana novella“) prima che “jana“, con le sue varianti regionali, sempre per l’opera del cristianesimo, diventasse il termine per identificare la “strega” cosi come “dianaina-dianaria” (seguace di Diana) diventasse, nel napoletano, “janara” che comunque insieme a “ghianara” vale anche per “strega”.

Molte sono le mutazioni che confermano questo passaggio, non solo in ambito nazionale, ma anche europeo, la versione “jana” sopravvisse in Toscana così come in Provenza, mutò in “janara” a Napoli, divenne “juno” e “D-jana” a Roma, “Xana” nella penisola basca, “Ja” in Portogallo, gene nel primo francese, “Zina” in Romania, “Iune” a Creta.

La valenza positiva del nome non è mai andata del tutto perso infatti in molti luoghi la “jana” non solo la “strega” ma anche la “fata“.

Per il ceppo calabro è possibile anche un origine ebraica legata alla possibilità di un origine dal cognome ebraico Tiano mutato in Diano.

Etimologia Stupidaria

Dall’idea di luminosità e splendore tipica per eccellenza della “giada” pietra preziosa della classe dei silicati, in assonanza con lo splendore di luce della dea,  si fece prima “diada” e quindi per variazione fonetica e collegamento alla radice vista “div” “Diana“.

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