Diffusione del cognome Quaranta in Italia
Ci sono circa 2904 Quaranta (sito Cognomix. it)
794 Puglia 46 Molise 445 Piemonte 46 Toscana 428 Campania 45 Basilicata 371 Lombardia 33 Veneto 264 Lazio 16 Marche 89 Abruzzo 14 Sardegna 83 Sicilia 13 Friuli V. G. 76 Emilia- Romagna 8 Umbria 64 Calabria 7 Valle d’ Aosta 55 Liguria 7 Trentino A. A.
Quaranta è uno dei cognomi italiani più antichi, come si vede dalla ricerca Cognomix, pur essendo tipico della Puglia, è anche abbastanza diffuso un pò in tutta la penisola.
Etimologicamente il nome Quaranta deriva dalla parola latina”quadra- ginta“, che significa quattro volte dieci, composta da quadra (quattro), e ginta, ovvero dieci.
L’origine del cognome Quaranta o meglio del ceppo principale (perchè non si possono escludere altri ceppi minore separati, anzi…) è abbastanza originale e suggestiva, ha infatti una connotazione ben precisa legata ad un noto fatto storico accaduto nella Salerno del XI secolo (dove regnava all’epoca Guaimario IV) che fu attaccata ed occupata dai Saraceni nel 1016 e liberata con un’ azione estremamente coraggiosa, energica e valorosa da un manipolo di quaranta pellegrini normanni
La piccola compagnia militare, di passaggio provenienti dalla Terra santa e diretti in pellegrinaggio alla grotta di Sant’Arcangelo sul monte Gargano, alla guida di un prode ed abile condottiero (forse normanno, forse salernitano, forse longobardo) in seguito all’impresa fu definita “dei Quaranta“, denominazione che si tramandò poi ai suoi discendenti probabilmente anche nelle sue varianti come Quarantelli, Quarantini.
Il cavaliere che, per le sue gesta, aveva ottenuto dal Principe Guaimario IV il feudo di Fossalopara, situato fra Salerno e Cava de’ Tirreni, fece costruire in zona un castello per passarci l’estate (ora abbandonato) e la Chiesa dei Quaranta Martiri. La casata dei Quaranta divenne, in poco tempo, una delle famiglie meridionali più illustri e prestigiose.
Anche altri discendenti, trasferitesi a Napoli, occuparono nel periodo angioino, prestigiose cariche nel Parlamento Napoletano. Nei secoli successivi continuò la diffusione dei Quaranta in altre città come Roma, Bari, Gaeta. Però, mentre per gli studiosi l’origine del cognome è chiara, dibattuta e contraddittoria è quella sulla provenienza del capostipite, le ipotesi infatti sono addirittura tre.
La prima, ritenuta la più probabile, è quella normanna. Infatti i quaranta pellegrini che liberarono Salerno facevano parte di quelle schiere di soldati normanni che intorno all’anno 1000 scendevano nella parte meridionale della penisola per mettersi al servizio dei vari signori e regnanti locali nelle lotte di dominio tra saraceni, bizantini e longobardi con lo scopo di ottenere lauti ricompensi in danaro e più ancora in possedimenti.
Nel caso specifico probabilmente quel manipolo di Normanni, al di là del pellegrinaggio sul Gargano, era stato inviato dal papa Benedetto VIII che voleva oltre che cacciare via i saraceni organizzare la difesa della città da futuri attacchi Bizantini è quindi ovvio che siano arrivati in città al comando di quello stesso condottiero che li avrebbe guidati poi nella cacciata dei Saraceni.
La seconda è quella salernitana secondo la quale Il Principe Guimaro IV affido la difesa di una parte della citta ad un fidato amico di nobile famiglia salernitana al quale si presentarono i quaranta pellegrini normanni per entrare in città offrendogli poi il loro provvidenziale aiuto. Anche in questo caso appare subito perlomeno strano che in una città assediata si siano potuti avvicinare degli stranieri e che gli si siano tranquillamente aperte le porte.
La terza è quella longobarda collegata all’ipotesi di un incontro del condottiero longobardo Melo nella sua fuga dalla Sicilia a Roma per invocare appunto l’appoggio del Papa con i Quaranta reduci dalla Palestina che avrebbe poi convinto a seguirlo prima a Roma e poi dopo l’approvazione di Benedetto VIII a Salerno ma anche in questo caso le notizie ed i documenti sono confusi.
Qualcuno afferma che il Melo, al comando dei normanni, avrebbe fatto immediato dietrofront per arrivare a Salerno, qualcuno sostiene che il Melo non ottenne, a Roma, l’appoggio sperato, altri ritengono il fatto privo di fondamenta storiche, altri ancora identificano il capo dei Quaranta in quel normanno Rodolfo de Tosny che successivamente prestò servizio per Sergio IV di Napoli.
Comunque l’ipotesi longobarda trova conferma solo nelle memorie scritte della casata altrettanto vaghe e confuse e poco attendibili. Ovviamente come in tanti altri casi di famiglie nobili alcuni ceppi dei Quaranta possono essere nati senza un vincolo di parentela da soprannomi dati a personaggi vari al servizio della nobile famiglia
Inoltre in base alle considerazioni di come sia diffuso il cognome anche al Nord, in Piemonte e Lombardia e distribuito un pò in tutta la penisola e all’elevata valenza simbolica e storica del numero Quaranta è facile supporre la nascita di rami dei Quaranta alcuni dei quali legati a personaggi secondari che avevano avuto a che fare con la nobile famiglia o con le sue dimore con origini del tutto diverse e separate dal condottiero.
Prima dei martiri di Salerno vi erano già stati i Quaranta, un gruppo di soldati romani appartenenti alla XII legione che, per la loro dichiarata fede cristiana, furono trucidati nel 320 presso Sebaste, nell’Armenia minore per ordine di Licinio.
Quaranta sono i famosi ladroni di Alì Baba sterminati dalla schiava Margiana. Quaranta erano i componenti nella Repubblica di Venezia del Consiglio Politico nonchè Tribunale della Quarantia, uno dei massimi organi costituzionali della città.
Basterebbero queste voci per giustificare la possibilità di cognominizzazioni di soprannomi in qualche modo legati a queste realtà, se poi si aggiunge il forte valore simbolico del numero in ambito religioso le possibilità crescono in modo esponenziale: il diluvio universale dura quaranta giorni e quaranta notti, i 120 anni di Mosè si possono considerare divisi in 3 periodi di quarant’anni, sempre Mosè resta sul monte Sinai per quaranta giorni e quaranta notti, l’esodo del popolo ebraico durò per quarant’anni, il profeta Elia per giungere al monte Oreb impiega quaranta giorni, secondo le leggi di Mosè la flagellazione non doveva superare “i quaranta colpi”, Gesù è portato per la prima volta al tempio di Gerusalemme come atto di devozione a Dio dopo i quaranta giorni dalla nascita, Gesù si ritira in meditazione nel deserto per quaranta giorni.
Per la chiesa quindi quaranta è un numero cosmico per eccellenza, quattro che moltiplica dieci, quattro sono i punti cardinali che delineano l’intero universo, quattro sono le stagioni in cui si suddivide l’anno che rappresentano l’inesorabile scorrere del tempo, dieci invece rappresenta il numero dei comandamenti quindi la sapienza e la conoscenza donata all’uomo da Dio.
Quindi Quaranta diventa espressione simbolica della vita intera come periodo di attesa di riflessione e prova, percorso di preparazione e possibile scelta di un futura elevazione. Più che logico quindi che l’importanza del numero soprattutto in ambito religioso abbia dato origine a nomi su base augurale, votiva e di devozione da cui poi varie cognominizzazioni e ceppi distinti
Etimologia stupidaria
Che quaranta sia un numero simbolicamente importante non si mette in discussione per cui è ovvio che molti ceppi derivino direttamente da lui.
Quello meno noto ed evidente è che però il ceppo principale del cognome non ha niente a che vedere con la numerologia, ma deriva dalla citta di Taranto, pare infatti ormai sicuro che il toponimo di Taranto deriva dal termine “taranta“(ragno velenoso) con riferimento a quel monte di Palermo denominato prima “Tarantinus” e poi “Monte Tarantum” che era per l’appunto infestato da quei terribili ragni (anche se col nome di tarantula si identificava anche il “geco o stellione“, una particolare lucertola con le dita a spatola). Tant’è vero che anche il famoso ballo della Tarantella nella lingua locale viene chiamata “Taranta“.
La storia vera racconta che le truppe del condottiero Roberto il Normanno durante le sue campagne militari nella penisola meridionale contro i saraceni e bizantini, giunte sui monti intorno a Palermo ebbero non pochi problemi causate dalla presenza di innumerevole tarantole il cui morso sortiva malori e strani effetti ai soldati al punto da dover rinunciare all’assedio della città.
Non ci sono documentazioni storiche precise a riguardo ma sembra che un insigne collaboratore del prode condottiero incaricato di avvisare Roma, in un dispaccio, forse indirizzato direttamente al Papa, per spiegare i motivi della rinuncia alla conquista di Palermo scrivesse sinteticamente”Quà tanta Taranta“, la diffusione nella città del contenuto del messaggio gli valse l’attribuzione del soprannome “Quataranta” abbrevviato poi per facilitazione vocale in “Quaranta” appunto