Diffusione del Cognome Scopa in Italia
Sono circa 89 gli Scopa in Italia (sito Cognomix. it)
20 Abruzzo 3 Sicilia 15 Marche 3 Piemonte 15 Emilia- Romagna 2 Veneto 9 Campania 2 Lombardia 6 Sardegna 2 Toscana 4 Basilicata 2 Umbria 4 Lazio 2 Trentino A. A.
Anche se di primo acchito, il cognome potrebbe sembrare relativamente recente , di facile interpretazione e basso lignaggio, in realtà è invece molto antico e di sicura nobiltà, infatti il primo Scopa di cui si ha una discreta documentazione risale addirittura al VI secolo a. C. ma il suo capostipite, fondò il ceppo iniziale probabilmente già nel VII secolo a. C.
Alla corte del più illustre rappresentante dell’ aristocratica famiglia degli Scopadi che, con pochissime altre, dominò a lungo in Tessaglia visse per molto tempo Simonide, uno dei più grandi cantori delle lirica corale.
Inoltre non è di facile deduzione e provenienza come potrebbe sembrare la sua origine etimologica che racchiude una molteplicità di aspetti e connessioni ed una valenza simbolica apotropaica così intensa che non si comprende la limitata diffusione del cognome nella penisola.
Nella lingua latina scopa significava nello specifico un tenue ramicello di pianta per cui al plurale “Scopae” assumeva il significato della nostra attuale scopa come insieme e mazzo di ramoscelli molto simile, come senso, all’altra voce latina “scopio, scopium“che indica il fine peduncolo a cui sono appesi gli acini d’uva.
Gli studiosi vedono un assonanza ed un legame con il termine latino “scapus” (fusto, gambo, manico) che si richiama ad un antica radice “skap“confrontabile con quella sanscrita”skabh“da cui “skabhnati”, letteralmente fermare, puntellare ma con il senso di appoggiarsi, sostenersi.
Questo richiama l’idea del bastone d’appoggio riscontrabile anche nell’antico tedesco “scapt” variato in “schaft” (bastone dell’asta) e nel greco “skepto, skipto” (sostengo, appoggio) e “skeptomai“(appoggiarsi) da cui le voci analoghe “skepos, skepon, skipion” ed il latino “scipio“sempre con la stessa valenza di “bastone” e appunto “scapus” per fusto, manico”.
Non si può prendere in considerazione il cognome Scopa senza soffermarsi su questo evidente collegamento etimologico ed esoterico con la scopa ed altri strumenti magici quali la bacchetta ed il bastone e senza tener conto dell’antichità del termine e sulla sua evidente valenza simbolica che senz’altro ne sottende e ne motiva l’origine.
La tradizione della scopa, secondo gli esperti,si sviluppa soprattutto negli antichi culti dionisiaci ed in particolare dal Tirso, il mitico bastone avvolto nelle foglie di vite ed edera e che in cima ha una pigna, simbolo di fertilità legato ai frutti che contiene al suo interno.
Questa idea priapica della fertilità si ritrova infatti nella scopa il cui manico messo tra le gambe nude delle streghe a contatto diretto con i genitali è un chiaro simbolo fallico che crea immediate fantasie erotiche e simboliche di offerta del frutto della vita e l’assicurazione della prosecuzione della specie.
Con questa valenza fallica la scopa venne da sempre considerato un potente strumento contro le maledizioni e le fatture ed un valido strumento di protezione contro la magia nera, messa sotto il cuscino protegge oltre che l’addormentato anche il sonno dagli incubi, posizionata sopra la porta protegge la casa ed i suoi occupanti.
La scopa associata all’acqua è anche simbolo di purificazione, strumento per spazzare via le negatività quindi per purificare qualsiasi area da energie contrarie o residui maligni.
Questa sua funzione purificatrice associata all’elemento Acqua, le conferisce il potere di fare magie positive, incantesimi d’amore e pratiche appunto di purificazione della mente. Questo forte alone magico della scopa risale ad epoche remote.
Infatti già in epoca egiziana gli venivano attribuiti particolari poteri magici e già presso gli Aztechi la dea Tlazolteotl (dea, tra le altre cose, dell’impurità ma anche della purificazione) veniva descritta e rappresentata nuda a cavallo di una scopa, così come gli antichi Cinesi pare venerassero una Dea che pregavano perchè riportasse il bel tempo dopo un periodo di pioggia e che viaggiava appunto a cavallo di una scopa.
Nell’antica Grecia era abitudine spazzare tutti gli interni della casa per scacciare le anime dei morti. In antichità nei matrimoni fra schiavi in America come d’altronde nelle tipiche cerimonie nuziali Gitane era una tradizione consolidata che la coppia per rafforzare, sino dall’inizio, la forza della loro unione saltasse sopra il manico di una scopa e l’usanza sopravvive nella cerimonia nuziale Wiccan.
Per tutti questi motivi a capodanno in diversi paesi è uso regalare, come portafortuna per l’anno nuovo in arrivo, delle piccole scope ornamentali da appendere in casa.
Una curiosità davvero interessante è che la valenza magica della scopa è ribadita da quella della pianta da sempre maggiormente utilizzata nella costruzione delle scope cioè l’erica (Calluna Vulgaris) e che già nell’antichità era considerata pianta magica scelta dalle fate come dimora, capace di creare un ponte con l’Aldilà.
Pianta legata al Sole e influenzata da Venere ha, tra le sue proprietà magiche, anche quella di ridare l’energia vitale e di accendere l’amore, è una pianta di “pace”e purificazione, il suo fumo se bruciata allontana presenze negative, e gli amuleti e talismani di erica sono forti protettori dagli spiriti maligni.
La scopa di erica ha quindi grande potere magico, l’utilizzo della pianta nella realizzazione delle scope era tanto diffuso che in varie ragioni l’erica stessa veniva denominata “scopa“. Infatti una seconda ed intrigante curiosità è che la pianta ha stretti legami etimologici con l’attrezzo in quanto “calluna” deriva dal greco “kalluno“che significa spazzare.
Nella lingua Italiana (soprattutto in Toscana) oltre che a “brugo” la pianta viene chiamata “stipa” riconducibile al tardo latino “stiparium- stiparia” che derivando dal greco “skeptomai“(appoggiarsi) e relativo derivato”skeptron” (bastone, scettro) si riallaccia a quella valenza già approfonditamente vista nell’origine del termine “scopa”
Quindi, tornando alle origini del cognome, non si hanno certezze a proposito, probabilmente il ceppo iniziale non è univoco, uno di questi potrebbe essere appunto legato agli Scopa della nobile famiglia degli Scopadi, infatti anche se la scomparsa della famiglia, annientata dalla caduta di un soffitto, durante un banchetto, risale ad epoche così remote che sembra improbabile la continuazione di un suo ceppo.
Potrebbe però aver dato comunque il via a toponimi o nuovi ceppi per copiatura, secondo gli studiosi alcuni ceppi potrebbero derivare da toponimi legati al termine come i comuni di Scopa e Scopeti in Toscana e Scopello (Valsesia) ed anche al monte bulgaro “Scopius- Scopus” che si ricollega ad una altra ipotesi, quella di una derivazione dal nome greco Scopius che era il padre di Alcidocus ed uno dei discendenti di Ercole.
Inoltre dato che, come si è precedentemente visto, la pianta dell’erica vulgaris oltre che a calluna, brugo e stipa veniva chiamata anche “scopa“ è probabile che alcuni ceppi del cognome siano legati a soprannomi attribuiti a coltivatori e commercianti dell’erica o più semplicemente provenienti da zone ricche di questa coltura
Etimologia Stupidaria
Forse non tutti sanno che una delle barche più diffuse a Venezia per la sua versatilità e per il suo impiego nell’area urbana di diporto (può trasportare sei, sette persone) si chiama “Topa“. Probabilmente deve il suo nome alla sua forma che ricorda vagamente, nella poppa, la parte posteriore dell’omonimo roditore e nella prua, più a punta, il muso.
Pare che uno dei ceppi del cognome Scopa sia legato ad un soprannome affibbiato al capostipite proprio nella fase del suo matrimonio, sembra infatti in base ai remoti e vaghi ricordi di una vecchissima storia narrata per secoli nelle osterie e taverne ma anche nei salotti mondani di Venezia che il protagonista, notissimo e famoso donnaiolo, trascinato al matrimonio dall’ultima conquista (rimasta aihmè incinta) al momento di pronunciare il fatidico si, colto dal dubbio e dal panico, si sia dato ad una precipitosa fuga.
la futura aspirante consorte, donna dal carattere forte e dal temperamento focoso, lungi dall’abbandonarsi ad un pianto disperato e desolato e da qualunque idea di arrendersi, pare lo avesse immediatamente inseguito, caricandolo delle peggiori invettive e sicuramente il mancato sposo non gli sarebbe sfuggito se non avesse avuto la fortuna d’ imbattersi appunto in una topa di passaggio in un canale e la prontezza di saltarci sopra.
L’originalità e i dettagli della vicenda con la rocambolesca fuga nel suo spettacolare svolgimento non potevano che trasformare il primo momento di sgomento ed incredulità dei presenti in una godutissima ed ilare partecipazione con vivaci commenti che echeggiavano da ogni parte “mai visto uno sposo scappare sulla topa- lo sposo che scappa sulla topa“con commenti anche più mordaci e chiaramente allusivi al doppio senso del termine topa, “ma come, scappi dalla “topa sulla topa– che razza di uomo! preferire ad una fantastica topa una topa di legno“e via di questo passo.
Insomma fatto sta che al malcapitato per associazione di idee tra lo “scappa” e la “topa” e naturale abitudine a coniare termini sintetici fu appiccicato il nomignolo di “scopa” che, in breve tempo fu di pubblico dominio diventato il suo unico nome poi cognominizzato nei decenni successivi