Domenica 27 Aprile 2014: 95°sagra del Polentonissimo di Bubbio, una delle edizioni più conosciuta e gettonata di questa tipica festa eno-gastronomica che vede nella zona ben altri 4 paesi cimentarsi con la loro proposta, Ponti,Monastero Bormida, Cassinasco e Roccaverano per non includere quella poco più lontana di Molare.
Una festa quindi che è innanzitutto enogastronomia basata ovviamente sullo squisito polentone e relativi contorni di frittata di uova e cipolle , salsiccia e sugo con funghi accompagnata dagli ottimi vini D.O.C. delle Langhe Monferrato ma anche suggestiva rievocazione storica in costume d’epoca con grandiosa sfilata per le vie del paese.
La rievocazione di antica tradizione si basa sulla leggenda medievale (qualcuno sostiene fatto vero) che narra di un gruppo di calderai giunti senza viveri quindi affamati e stremati dal freddo e dalla fatica a Bubbio che impietosirono il ricco Castellano locale che ordinò gli fosse consegnata qualche sacco di farina di granoturco con cui nutrirsi. I calderai commossi per l’atto di magnanimità del Castellano e persone altruiste per intrinseca natura decisero di coinvolgere la popolazione locale nella cottura di una gigantesca polenta in grado di sfamare tutti.
Io personalmente, anche se so di tirarmi addosso gli strali dei concittadini non ho mai amato questa leggenda, l’idea di un uomo ricchissimo che fa lo “sforzo”di regalare qualche sacco di granoturco a dei miserabili mentre probabilmente si ritirava nel suo castello con la sua corte a mangiare lepri, fagiani, cinghiali e prelibatezze di ogni tipo non ha poi nulla di così edificante, anzi è abbastanza penosa visto che per l’ennesima volta ripropone la stridente ingiustizia sociale che ha sempre contraddistinto la storia umana.
Secondo me l’importanza, la bellezza e la valenza della rievocazione sta appunto nel nobile gesto dei calderai e in quel naturale e così profondamente umano senso della solidarietà, dell’appartenenza, della comunione e della fratellanza che ha sempre distinto non le elevate classi sociali immerse nei loro problemi e giochi di potere ma proprio quelle più abbiette e vituperate che proprio nel comune dolore trovano il vero senso delle cose e della natura umana che ha quella sola strada da seguire per dare un significato alla propria vita.
La leggenda viene rievocata fedelmente con impegno e grande partecipazione dei bubbiesi che hanno un tour di force notevole per organizzare e gestire la festa considerando anche che il giorno prima, il sabato sera si svolge anche la suggestiva ed affascinante “Serata Magica” durante la quale il paese si dimentica della corrente elettrica, e s’immerge in un antica e tipica atmosfera medievale fatta di torce, vecchi carri e manufatti d’epoca, figuranti vari in costume, armigeri, musicanti ma anche maghi e streghe e cuoche/i in costume che con bancarelle disposte per le vie del borgo vecchio del paese propongono le loro caratteristiche proposte di piatti tipici locali