Il Simbolo del Serpente
ll Serpente in Araldica
Il serpente è uno dei più antichi e noti simboli mitologici, infatti si ritrova nella maggior parte delle culture, in epoche diverse, con significati spesso analoghi o perlomeno abbastanza simili fra di loro,con vari gradi di incroci e parentele.
Le caratteristiche del serpente che hanno stimolato nell’uomo la sua associazione a temi sovrannaturali sono numerose. Ad esempio il suo veleno è associato, come le piante e i funghi, al potere di guarire, avvelenare, o donare una coscienza espansa (addirittura l’elisir di lunga vita o di immortalità)
Una connotazione quindi immediatamente molto forte legata al potere universale e totale di “dare o togliere la vita”
Il suo cambiare pelle lo rende inoltre un simbolo di rinnovamento e rinascita che può portare all’immortalità. Il serpente si rappresenta in araldica, attorcigliato, ondeggiante, piegato in giro, o in doppio giro, annodato, affrontato, in fascia, linguato, illuminato, alato, coronato, squamoso ecc.
Dimostra gloriosa fatica, e quando è allacciato in giro è simbolo della prudenza, della cautela e del buon governo.
Il serpente in atto di mordersi la coda, era geroglifico egizio dell’eternità e della prudenza, e dai Greci era posto fra gli attributi di Saturno, dio del tempo. Negli obelischi, un serpe col capo erto significava un re tutelare, che ha cura del suo popolo, quindi, in araldica, significa anche, buon governo.
Il simbolo del serpente è già conosciuto dai popoli germanici nella loro patria settentrionale. Raffigurazioni del serpente MIDGARD rimastaci conservate mostrano già annodamenti simili a quelli che ritroviamo nello spazio mediterraneo e presso i rilievi lombardi dell’arcangelo Michele.
Ma non occorre allontanarci tanto geograficamente. Nei graffiti della Val Camonica troviamo la serpe cornuta nella mano sinistra di una divinità celtica. In un altro punto della Val Camonica troviamo raffigurato un enorme serpente arrotolato.
Poiché il serpente appare come attributo di diverse divinità, predomina l’interpretazione che esso in un primo tempo fosse onorato quale unico simbolo divino e solo dopo gli fu assegnata con la stessa valenza una connotazione precisa legata alla sua forma
L’interpretazione del simbolismo del serpente sarebbe: Forza parata all’attacco; fertilità sempre rinnovantesi; benessere con ricchi raccolti.
Per gli Yaqui messicani, il serpente rappresenta lo sciamano”Uroburo“. L”immagine è quella di un serpente che si morde la coda e la inghiotte. Questa figura simbolica rappresenta l’immagine del cerchio che personifica l’ eterno ritorno.
Esso sta ad indicare l’esistenza di un nuovo inizio che avviene tempestivamente dopo ogni fine. In simbologia, infatti, il cerchio è anche associato all’immagine del serpente che da sempre cambia pelle e quindi, in un certo senso, ringiovanisce.
Il serpente è anche simbolo dell’energia pura e semplice, un’energia che cambia spesso forma, proprio come i serpenti che, possono essere marini, dei deserti, dei boschi.. il serpente ama cambiare spesso le sue caratteristiche principali.
In india è strettamente legato al potere delle acque, in occidente invece, per la sua spina dorsale ondeggiante, rappresenta il potere primordiale e arcano. Una moltitudine di serpenti nel deserto è segno di distruzione.
E’ simbolo della conoscenza, per questo può anche essere pericoloso, come recita il mito cristiano della creazione. Esso rappresenta un simbolo polivalente, universalmente presente in tutte le culture.
E’ l’antenato mitico, il vivificatore, simbolo stesso della cura, è l’animale originario alle sorgenti della vita e della libido. Per la sua caratteristica cambio di muta rappresenta la resurrezione.
Non c’è, forse, animale più rappresentato nella simbologia di tutti i tempi come il serpente.
In moltissime culture, nelle leggende, nelle cosmogonie, nei miti, nell’iconografia, protagonista assoluto di molte storie ataviche, è un simbolo dell’inconscio collettivo che riveste grande importanza.
“Anfisbena“, dal greco “amphisbaínø“, è un serpente che cammina in due sensi. Era il favoloso serpente della Libia, immaginato con una testa a ciascuna estremità in modo che potesse strisciare in direzioni opposte.
Il termine deriva dal latino “draco” (nominativo), a sua volta proveniente dal greco “”drakon”, con lo stesso significato di “serpente”.
Spesso il drago ha la forma allungata del serpente, coperto di scaglie, con lungo collo, lunga coda e una bocca enorme dalla quale sputa getti di fuoco e il suo sangue è velenoso.
Al posto dei capelli la Gorgone, simbolo della Sicilia aveva serpenti, segno di saggezza.
Quindi in araldica il serpente simboleggia l’astuzia (come detto da Mosè), il dominio (secondo il sogno di Alessandro Magno), l’ eternità (perché quando si morde la coda forma un circolo che non ha inizio né fine), la medicina (compare infatti nell’emblema del caduceo) .
Può però anche rappresentare il nemico, il vizio, il tradimento, o la perfidia, specialmente quando è calpestato, morso o imbeccato da altri animali.
Nell’araldica napoleonica i senatori portano un quartier franco (d’azzurro i conti e di rosso i baroni) caricato da un serpente d’argento che circonda uno specchio d’oro.
Il serpente che si morde la coda, formando così un circolo senza inizio né fine, come già accennato è detto anche uroburo.
Un esempio di quest’ultimo lo possiamo trovare nel celebre monumento funebre di Maria Teresa d’Austria di Antonio Canova. In questo monumento, di forma piramidale, l’animale è sito attorno al ritratto ovale della defunta asburgica.
L’Uroboro rappresenta il circolo, la metafora espressiva di una riproduzione ciclica, come la morte e la rinascita, la fine del mondo e la creazione, e di conseguenza anche l’eternità iconograficamente rappresentata dal cerchio stesso.
Lo stemma araldico di Milano è il “biscione“, cioè un drago dalla forma di serpente che stringe tra le fauci un giovane ragazzo. Il “biscione” era il simbolo araldico della nobile famiglia dei Visconti e divenne successivamente lo stesso della loro città.